INTERVISTA | Penelope Aspetta: nuove generazioni di antiche ispirazioni

I Penelope Aspetta hanno pubblicato il primo omonimo Ep. Li abbiamo incontrati per far loro qualche domanda. Ecco cosa ci hanno raccontato

Ritorna il cliché dell’indie pop e torna quell’ispirazione ai suoni anni ’80 che tessono trame e forme del futuro. Torna tutto questo ma faremmo un errore a fermarci su queste prime evidenze: c’è altro nel primo Ep ufficiale dei Penelope Aspetta, lavoro eponimo che se certamente ripercorre queste trame, è anche vero che si dedica molto alla lirica e a ricerche altre. Il tempo è protagonista, la propria identità, il rispetto di quel che si è veramente. E poi non solo pop anni ’80 ma anche un certo stile ancora più “antico” con il brano “Tartarughe”. E anche un certo tipo di rock anni ’90… Insomma c’è molto altro in questo lavoro… non solo cliché indie pop sfacciatamente conformista. Tanto altro… cerchiamo di capirne di più, aspettando che tutto questo si tramuti un vero e proprio disco d’esordio…

Partiamo da questo nome: Penelope Aspetta. Ci incuriosiscono sempre… da cosa è ispirato?

Il riferimento ovviamente è al mito di Penelope, la regina di Itaca. Ci piaceva l’idea di avere un nome di donna e, soprattutto, ci piaceva l’idea che all’interno del nostro nome fosse presente un verbo, un riferimento all’azione. Il concetto dell’attesa è spesso presente nelle nostre canzoni, un’attesa come atto creativo, mai passivo.

E perché si sceglie lo stesso moniker per dare un volto a tutto il disco?

Trattandosi della nostra prima uscita discografica, abbiamo voluto intendere questo EP come una sorta di biglietto da visita, un modo per “presentarci al mondo”, far capire in che direzione vogliamo muoverci dal punto di vista sonoro e dei contenuti, per questo abbiamo deciso di intitolare il nostro lavoro “Penelope aspetta”, ci è sembrato che fosse il titolo più coerente che potessimo scegliere, sebbene avessimo anche qualche altra idea in mente.

Parliamo poi di questa copertina, visionaria e “psichedelica” a suo modo. Penelope vista sotto quale prospettiva?

L’artwork del disco è stato curato dal nostro batterista Stefano Di Marco che, oltre a fare il musicista, è anche un quotato tattoo artist. È una rappresentazione di Penelope semplice ed elegante, che lascia molto spazio alla libera interpretazione dell’osservatore-ascoltatore: forse la nostra eroina sta piangendo, forse ha il capo inclinato per ascoltare meglio un interlocutore che non vediamo o, magari, la nostra stessa musica…

E secondo voi quanto somiglia questa immagine al suono del disco? Secondo noi moltissimo…
Ci fa molto piacere che abbiate trovato una corrispondenza tra la copertina e il sound dell’EP. In effetti, così come l’artwork è una rappresentazione molto moderna e minimalista del profilo di Penelope, allo stesso modo la nostra musica a volte mescola elementi e suoni molto contemporanei con una forma-canzone classica, cercando di evitare manierismi fini a sé stessi. E poi, anche noi sentiamo di avere il mare dentro, come la Penelope della nostra copertina.

E non solo il suono anche il video ufficiale sembra afferrare grandi tradizioni del passato… o sbaglio?

Per il video gran parte del merito va al regista Valerio Friello che, a nostro avviso, ha saputo trasferire con grande efficacia sullo schermo il concept che sta alla base del testo della canzone, ovvero il problema dell’incomunicabilità e dei conflitti che nascono tra le persone quando il quotidiano diventa opprimente e si sente il bisogno di ribellarsi alla routine urlando la propria insoddisfazione.

Guarda il video dei Penelope Aspetta

Social e Contatti

  • Instagram: https://www.instagram.com/penelope_aspetta/
  • Facebook: https://www.facebook.com/Penelopeaspettaband/
  • Spotifty: https://bit.ly/penelopeaspetta

Tagged with: ,