Phomea: Me and my army | Recensione

il disco di Phomea, Me and my army

Cos’é umano? È questa la domanda al cuore del nuovo progetto Me and my Army del toscano Fabio Pocci, in arte Phomea. Ecco la nostra recensione

Fabio Pocci, in arte Phomea, arriva al suo secondo disco, dove si intersecano solitudine e moltitudine. Uscito per Beautiful Losers, “Me and my army” è un concept dove l’io si circonda di un intero esercito personale, probabilmente formato da molteplici estensioni di sé. Concretamente, si è formato un esercito musicale per la realizzazione del disco: venti musicisti, che accompagnano Phomea a piccoli gruppetti, all’interno delle dodici canzoni.

Phomea, Fabio Pocci
Phomea

Tra i nomi notiamo quelli di Flavio Ferri, Alessandro Fiori e Are You Real?. Il progetto non è solo musicale, ma comprende anche l’arte visiva contenuta nel libretto dei testi del cd, che è da osservare durante l’ascolto. Si tratta di immagini generate da J.B., un’intelligenza artificiale, una di quelle che hanno preso piede ultimamente. Su Instagram poi, è stato creato anche un filtro che si può scegliere: uno strano volto, realizzato sempre con J.B.

Visti i tempi, quel che canta Phomea provoca abbastanza, nonostante la musica relativamente tranquilla, per chitarra acustica ed elettronica, una sorta di indie folk (genere spurio ricorrente, in casa Beautiful Losers). In “Take control”, dice che questa libertà ci ucciderà: “Your freedom is killing you, take control”, e in questo brano d’apertura la voce ci comunica la decisione di formare un proprio esercito, che prende vita nella successiva titletrack, forte di una motivazione drammatica: “Wake up dead man, your brother has drowned (…) but I’m sure you’ll be fine with your army of dead”.

“Unplease me” continua a cantare pensieri controcorrente, al limite del masochismo, ma forse ci vuole un’interpretazione a più livelli: “So baby unplease me, betray me, deceive me, and laugh at my faults”. “Lover” è un pezzo alt rock che ci concede la distorsione nel ritornello, mentre si rivolge a qualcuno di cui non è chiaro il ruolo: “You could be what you want, from a lover to what you hate the most, you sure will be the blade and the wound that will cut in half my world”.

il disco di Phomea, Me and my army
Phomea, Me and my army

E dopo che i “Fields of gold” di Sting si sono esauriti, rimangono qui le… “Ruins of gold”, con un assolo di sax che a fine brano impazzisce. Phomea contraddice De André, che cantava: “Quando si muore, si muore soli”. Al contrario, Pocci rassicura: “I can’t say you won’t die at all / I can say that you won’t die alone”. Forse quest’esercito amichevole sarà con noi fino alla fine?

“J.B.” compare anche come traccia, un minuto circa di voce automatica, su pianoforte dissonante e beat agitato, che ci fa domande esistenziali: “There is a river down my neck, and a pillar in front of me (…) Are you happy?” . Il concetto di glitch, di errore elettronico, fa capolino in “What about us”, dove queste presenze si fanno chiaramente più psicotiche: “There’s too much everything in my room, strange little furry things, squeaking and running inside, jumping like popcorn and laughing in the deep of my mind . Oooh my life is a glitch”. Che cosa è realtà, e che cosa un innesto?

“Run” ci concede il secondo pezzo più facile, con un ritornello allegro, ma la provocazione torna con “The swarm” (Lo sciame), ricordandoci la nostra condizione di prigionieri: “Here’s a cage you will never break, and it’s such a shame you still haven’t call it peace”. Ma di risposta, “Perfect stone” descrive una situazione diversa, senza sciami: “Ehy you, there are no more insects here, I don’t want you to become like them”.

Con “Dark” sembra emergere che è tutto nella tua (sua) testa, e alla fine “Look at you” ci rivela che la guerra è finita e che abbiamo perso, ma anche “loro” hanno perso le loro speranze. Non si sa se sia un vero finale triste: nel libretto, accanto ad ogni testo, ci son scritti i nomi dei musicisti presenti nella canzone, sotto la descrizione “My army”. In questo brano finale, c’è scritto: “My army – You”. Tu che ascolti, voi che leggete. O noi siamo parte dell’esercito di Phomea, o anche noi siamo invitati a nostra volta a costruircene uno. E con la realtà virtuale, i glitch, l’intelligenza artificiale, i profili social, i nickname, può essere davvero che non moriamo più soli.

Social, streaming e Contatti

  • Link: https://distrokid.com/hyperfollow/phomea/me-and-my-army