Mario Costanzi, cantautore genovese trapiantato in toscana da molti anni, ha pubblicato a Firenze il suo secondo lavoro editoriale: Viaggio di un Piccolo Principe
La nuova pubblicazione di Mario Costanzi, Viaggio di un Piccolo Principe, disponibile da febbraio 2016 nei principali book-store in Italia, è in realtà un libro a cui è allegato un CD di canzoni scritte dallo stesso Mario Costanzi ed ispirate al celebre racconto di Antoine de Saint Exùpery. Le sole canzoni saranno invece disponibili in formato digitale sulle principali piattaforme mondiali dedicate.
Alcuni dei brani del CD sono stati scritti per un musical realizzato alcuni anni fa a Siena. Sono stati poi ripresi ed affiancati ad altri composti ad hoc al fine di allestire uno show musicale e grafico allo stesso tempo in cui una disegnatrice dipinge acquarelli durante l’esecuzione delle canzoni. Lo spettacolo è in programmazione ormai da due anni, ma solo ora viene pubblicato il CD insieme a un libro-racconto in cui, in forma semplice ed autobiografica, si illustra il percorso compositivo ed umano sottostante alla realizzazione dell’opera. In fondo al libro sono riportati anche i disegni e i testi delle canzoni.
Attualmente lo spettacolo si basa sull’esibizione di Mario Costanzi, accompagnato da una piccola band acustica di musicisti professionisti, tra cui Lorenzo Alderighi, Giacomo Rossi, Francesco Carusi, e soprattutto Francesco Gronchi, autore anche di due brani.
Durante le canzoni l’illustratrice Laura Mariotti esegue acquarelli colorati ispirandosi alla grafica originale dell’autore del Piccolo Principe, arricchendola di elementi pittorici che richiamano il testo delle canzoni stesse. La perfomance di Laura è ripresa da una piccola telecamera e proiettata per il pubblico su uno schermo che fa da fondale al palco. Un lettore-attore legge, in alcuni momenti, alcuni brani tratti dal Piccolo Principe, con sottofondo musicale.
“Questo è per me il più bello e il più triste paesaggio del mondo. E’ lo stesso paesaggio della pagina precedente, ma l’ho disegnato un’altra volta perché voi lo vediate bene. E’ qui che il piccolo principe è apparso sulla Terra e poi è sparito. Guardate attentamente questo paesaggio per essere sicuri di riconoscerlo se un giorno farete un viaggio in Africa, nel deserto. E se vi capita di passare di là, vi supplico, non vi affrettate, fermatevi un momento sotto le stelle! E se allora un bambino vi viene incontro, se ride, se ha i capelli d’oro, se non risponde quando lo si interroga, voi indovinerete certo chi è. Ebbene siate gentili! Non lasciatemi così triste: scrivetemi subito che è ritornato…”
Nel libro di Mario Costanzi leggiamo:
Il viaggio nasce e muore nella partenza…
…Quale sana o insana pazzia,
si impossessa di te
tanto da costringerti in un attimo
a provare l’ebbrezza
di quella sensazione di vuoto
che dalla gola allo stomaco ti assale
e ti pervade,
ogni volta che, ad occhi chiusi, lasci e vai?
È a partire da questo episodio, all’inizio del Viaggio di un Piccolo Principe, che il pilota sembra entrare appieno nel gioco della fantasia che si trasforma in realtà, proprio quando egli dichiara solennemente, contro ogni razionalismo sterile degli adulti, che la prova reale dell’esistenza del Piccolo Principe sta nei segni esteriori che evidenziano il desiderio di bellezza e di tenerezza: il sorriso, la voglia di amicizia e compagnia che questa piccola creatura esprime come un bisogno essenziale e primordiale. Alla fine penso che il trinomio fantasia-bellezza-realtà sia davvero una grande trovata: può emergere veramente all’esistenza reale ciò che è bello, anche se inizialmente concepito solo nella fantasia. La realtà è costruita a partire da un’immagine di bellezza. Pensare e immaginare la bellezza, oltre che guardarla e saperla cogliere, è un modo per costruire la realtà! Credo che sia un’idea davvero geniale.
Forse solo la consapevolezza che la partenza
ha la vita di un attimo brevissimo,
svanisce non appena viene alla luce,
e ti consegna, dolce e sapiente,
alla bellezza
struggente e ventosa
del viaggio.
L’addomesticamento rappresenta allora la possibilità di fuggire da questa inesorabile uniformità, è ciò che rende le cose e le persone uniche, irripetibili. Fa uscire dalla massa e restituisce alla realtà un volto, un odore, uno sguardo unico, riconoscibile e caratterizzante. La volpe ha un bisogno forte e drammatico di questo; cerca qualcosa che la faccia uscire dalla tana ed essere sicura di trovare colui che è lì solo ed unicamente per lei, esporsi senza paura allo spazio aperto, solitamente popolato di cacciatori in cerca di preda.
Info: http://www.mariocostanzi.it/