Buca i muri! è il nuovo Ep del cantautore Raffaele Rubino, classe 1984 di Pescara, che ha iniziato da giovanissimo a comporre brani per chitarra classica, poesie e poi canzoni. Questo nuovo lavoro discografico è composto da sei tracce di cui cinque assolutamente inedite. Oggi Raffaele Rubino è ospite del nostro Blog della Musica per raccontarci questa sua ultima fatica.
Ciao Raffaele Rubino e benvenuto su Blog della Musica. Ci racconti un po’ di te?
Ciao, grazie a voi dell’interesse. Per raccontarvi di me dovrei innanzitutto partire dalla mia vita sportiva: fino ai 15 anni ho praticato tutti gli sport e le attività fisiche possibili e immaginabili (atletica, calcio, pallavolo, break dance, inline skates aggressive…), quando poi ho conosciuto il basket sono letteralmente andato in fissa e non ho più saputo smettere.
Mi allenavo h24 e, anche se, essendo alle prime armi, tutti mi dicevano che non era lo sport per me (e quando dico tutti, intendo tutti: compagni, famiglia, allenatori…) ho continuato a darci dentro con tutto me stesso. La passione e la forza di volontà erano più forti di ogni altra cosa. Più forti del dolore nel decidere di interrompere gli studi di chitarra al conservatorio di Pescara (ero quasi diplomato); più forti della fatica, delle sconfitte e delle umiliazioni dei primi tempi; più forti anche dei primi gravi infortuni…
Già a quindici anni sapevo bene che se facevo quello che sentivo profondamente scorrere nelle mie vene, qualsiasi risultato non mi avrebbe mai lasciato scontento. Essere se stessi. Vivere veramente la propria vita (e non quella che gli altri ti “consigliano”), sempre nel rispetto di sé stessi e di tutti. Queste erano le strade che già sceglievo. Questa era già da allora la mia idea di felicità.
“Il basket agonistico, se mi va bene, lo posso praticare fino ai quaranta… La chitarra la posso sempre riprendere dopo…” mi dicevo. E così, in un anno e mezzo, il mio primo debutto in C1: il play titolare s’infortunò, così, per quella partita, ero il play di riserva. Feci 15 punti, vincemmo di 15. Tutti quelli che mi “consigliavano” di cambiare sport erano in tribuna a fare il tifo.
Ho giocato a livello agonistico semiprofessionistico per 12 anni tra C1, C2 e B2. Me la sono spassata alla grande. Ancora oggi, tra una canzone e l’altra, mi faccio una partitella con amici.
Ora lavoro come istruttore sportivo in attività fisiche per tutte le esigenze ed età (sono laureato in scienze motorie) e ho due bimbi bellissimi. In questo racconto c’è praticamente tutto di me. Come nelle mie canzoni.
Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? C’è qualcuno a cui ti ispiri o con cui ti piacerebbe collaborare?
Per me l’arte non ha genere. Mi piace l’arte autentica. Pura. Quella che scorre nelle vene di chi la esprime. Quella che viene dal profondo dell’animo. Quella che non da voce a bisogni, ma a libere espressioni… Proprio per questi motivi scrivo cose che non sempre sono “commerciabili”. Proprio per questo non ho particolari punti di riferimento o artisti a cui mi ispiro… Adoro De Andrè, Mannarino, Giorgio Canali, lo scrittore Milan Kundera… ma ve ne potrei elencare un’infinità… Ascolto principalmente musica italiana perché, da autore, preferisco scrivere e ascoltare l’italiano, ma c’è tanta ottima musica (e testi) anche all’estero.
Per quanto riguarda le collaborazioni, stessa cosa: ho già scritto brani a quattro mani, ma solo quando lo sentivo, quando, cioè, la musica o le parole di chi avevo accanto mi appartenevano profondamente. Quindi sì, sono aperto a tutte le collaborazioni, purché mantengano i requisiti sopraelencati.
Inoltre ci tengo a salutare Noemi: un’amica speciale che ama cantare e che, così, parlando, una sera mi ha chiesto di scriverle una canzone. Non ho mai scritto per altri, perché non amo scrivere su commissione, ma quando ho composto la mia “Canzone inutile” ho subito capito che faceva per lei… Trovate sia la mia che la sua versione su YouTube.
Il tuo Ep ha un titolo particolare Buca i muri! cosa significa?
L’EP prende il nome dal brano Buca i muri! per il quale abbiamo girato anche il mio primo videoclip disponibile dal 25 giugno 2022.
E’ una canzone motivazionale: una notte ho sognato un mio conoscente dal forte accento marcato che ne rappava il testo, e (come spesso mi accade) mi sono alzato e in 20 minuti era pronta.
La voce (dal forte accento marcato) è quella di un allenatore di pugilato di periferia, di quelli che tolgono i ragazzi dalla strada e li spronano a trovare la loro. Se unite la mia storia (quella della prima domanda di questa intervista) a questa del pugile di periferia, avrete la risposta a questa e, forse, anche ad altre domande…
Che messaggio vuoi trasmettere attraverso le tue canzoni?
Con le canzoni esprimo quello che esprimo col corpo, col mio lavoro, e con tutto ciò che sono: amore per la vita. Riconoscenza e consapevolezza.
Sono i miei racconti di felicità, il percorso che ho fatto per arrivare a me e, quindi, alla felicità.
Le mie canzoni raccontano di come i veli, i blocchi mentali, i traumi e i condizionamenti (soprattutto infantili e giovanili)… ci impediscono di vivere nella verità. Ma è, invece, proprio quest’ultima a condurci a noi stessi e a permetterci di far combaciare il più possibile chi siamo, con chi vogliamo essere. Come viviamo, con come vogliamo vivere.
Chi non riesce a superare queste barriere si ritrova ingabbiato in un corpo che non è il suo, in una vita che non è la sua e trova mille difficoltà in molte, se non tutte, le varie sfere dell’esistenza (amore, lavoro, relazioni, passioni, amicizie, ideali…).
Io inserirei l’insegnamento della psicopedagogia in tutte le scuole superiori: il mestiere del genitore è il più difficile, il più importante e il meno insegnato. L’educazione innanzitutto affettiva, sin dall’età infantile (e addirittura pre-infantile), è la conditio sine qua non per sperare in generazioni future più sane, libere e, quindi, felici.
E, come dicevo, un individuo felice è un individuo che produce benessere e ne contagia gli altri. Chi sta più o meno male, invece, non può che fare, più o meno, male agli altri. Sono rarissimi, affascinanti e sicuramente degni di grande merito, quelli che, dal male che avevano dentro, sono riusciti a farne solo del bene.
Ascolta Buca i Muri Ep di Raffaele Rubino
Il Comune di Pescara ha patrocinato la conferenza di presentazione del tuo ultimo progetto artistico. Quali sono le difficoltà principali per un musicista e quali sono i vantaggi?
Ormai avrete capito come la penso: ho felicemente scelto di stare al di fuori di tutte queste politiche. Il mio rapporto con l’arte è rilassato. Quando compongo non ho secondi fini. Certo, ora sono qui, come nella conferenza del 16/06/22 in presenza delle più alte autorità pescaresi (che ringrazio per il sostegno), a promuovere i miei lavori; a cercare di fare in modo che tutto quello che ho sentito di mettere in musica possa trovare il più alto numero di ascoltatori possibile… Ma in realtà ho già vinto, come va, va. Posso dire di vivere il mio rapporto con la musica come volevo: autenticamente. Senza più nessuna difficoltà. Sicuramente se dovessi vivere di musica ne avrei un’infinità (di difficoltà), ma credo che non debba essere il denaro la motivazione che spinge un’artista ad andare avanti. Per questo mi sono scelto un altro lavoro.
Farsi male può guarire è una ballad d’amore che emerge tra gli altri brani per dolcezza, quanto c’è di autobiografico?
Tutto. Come dicevo, senza una psiche sana e libera di vivere emozioni e sentimenti incondizionatamente, non si può amare… E per colmare questo vuoto d’amore c’è solo un modo: dirsi e viversi le verità, quelle che bruciano, quelle che fanno male, ma che guariscono davvero… Buon ascolto
Pensi che il cantautorato in Italia abbia ancora un futuro?
Sì. Ci sono delle belle realtà. E ce ne saranno ancora. Sono ottimista. Mi piace pensare che anche un pubblico più vasto ritornerà ad apprezzare canzoni di spessore.
In fondo la storia ci insegna che l’uomo ha dovuto perdersi più volte, per poi, altrettante volte, ritrovarsi.
Ci sarà, spero presto, un nuovo Rinascimento dell’essere umano e, quindi, delle sue espressioni artistiche!
Come vedi il futuro della musica e quello di Raffaele Rubino?
Quello mio: bello, come il presente.
Quello della musica: un continuo morire e nascere… Meccanismo meraviglioso, proprio come la vita!
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