Un titolo emblematico per questo nostro articolo che cerca in una riga soltanto la possibilità di riassumere il suono e un disco d’esordio di Riff Willer. Ovviamente impresa a perdere ed inutile ma direi che questo gioco tra passato e futuro (prossimo direi anche) non è per niente malvagio anzi…
Lui è Amedeo Quagliarella, in arte Riff WIller che approda nella discografia indie italiana con un disco lontano anni luce dalle mode indie pop di oggi. “Steets of Chance” è un lungo leitmotiv inglese, che fa un poco il verso (in senso gustoso) a quell’irruenta “anarchia” che si respirava da Lou Reed ai Sex Pistols ma senza mai avventurarsi troppo in qua con un genere che poi sfocia ovviamente dentro le trame della controcultura (violenta). C’è tantissima forma pop in questo disco per quanto è il passato a farla da padrona e quel rock maleducato, scomposto di perbenismi che tante epoche hanno segnato…
Noi siamo incuriositi dai nomi. I moniker secondo noi racchiudono tanto. Cosa significa Riff Willer?
Il nome nasce dall’unione tra il Riff, una frase musicale ripetuta in un pezzo e Willer. Sì, proprio come il fumetto di Tex, che ho sempre adorato e collezionato fino a non molto tempo fa. Storie appassionanti capaci di coinvolgere adulti e adolescenti. Mi è sembrato un nome d’arte particolarmente adatto a me, al mio modo di concepire la musica. Ecco, ho pensato, un accostamento che ben si addice ai miei sogni, alle mie aspirazioni. E poi, scrivendo in inglese, volevo trovare un nome dal respiro più internazionale.
Ma soprattutto come e quando nasce?
Riff Willer nasce così, nella maniera più semplice possibile, leggendo, anzi, divorando quei fumetti. Quanto tempo fa? Quando, tre o quattro anni fa, ho scelto di buttarmi anima e corpo in questo progetto fantastico e ambizioso: fare musica da solista, trasmettere in chi mi ascolta le sensazioni che mi va di condividere. Certo, un nome d’arte particolare, ma, non me ne voglia mio padre, ve l’immaginate un rocker col mio cognome vero, quello di un bomber del calcio? Il pallone mi piace, fortissimo ancora il Quagliarella della Samp, ma qua parliamo di musica e di chitarra elettrica, non certo di tap-in e rovesciate.
Copertina di un disco che sarebbe perfetta per un vinile… ci hai pensato? Stamperai anche in vinile?
Già, il vinile. Appartengo alla categoria dei patiti del 33 giri e, quelli che ho, li custodisco gelosamente. Appena posso ne compro qualcuno, l’ultimo quello, prezioso, dell’indimenticabile Duca Bianco. Come le pagine di un libro fresco di stampa mi piace sentirne l’odore quando con cura quasi maniacale lo sfilo dall’album e lo metto sul piatto. Certo che ci ho pensato a stampare “Streets of Chance” anche su disco, ma, sono sincero, al momento era fuori dalla mia portata. Un domani, magari, chissà.
Che poi il rimando ad un certo Lou Reed, ai Velvet, alle modernità dei Green Day… sono conseguenze immediate o sbaglio?
Sì, anche se, più che di conseguenze immediate, parlerei di vere e proprie influenze di tutti i mostri sacri che hai citato. Ritengo di aver dato al mio album un’impronta molto personale, non senza risentire, tuttavia, almeno in parte, dell’influsso di chi, nella musica, ha lasciato il segno.
Citi anche i Queen come radici… eppure non ce li sento, vero?
È vero, i Queen fanno parte delle mie radici, mettevo in croce i miei fin da piccolo per mettere in fila, uno dietro l’altro, i cd della storica band. Ce li ho davvero tutti su uno scaffale su cui fa ancora bella mostra un dono a cui tengo tantissimo, una miniatura di Freddie in abito da scena che imbraccia asta e microfono. La traccia “Streets of Chance” ricorda, e lo dico con tutto il dovuto rispetto, la chitarra di Brian May in “Hammer to fall”.
Gira sulle nostre pagine questo video… Until Tomorrow… una cartolina di vita… cosa accadrà “domani”?
Until Tomorrow è il brano-manifesto del mio album a cui ho abbinato il video, girato in casa da mio fratello Federico. Un pezzo fresco, sbarazzino, poco meno di quattro minuti e mezzo di ritmo e allegria per evadere dalle ansie, dalle paure di questo interminabile periodo storico segnato dalla pandemia. “Fino a domani” e anche oltre c’è tempo per un sorriso, per ripensare a se stessi e per sognare. Cosa c’è nel mio domani? La speranza di trovarvi presto e in tanti a un mio concerto.
Guarda il video di Riff Willer
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