Rita Zingariello ha pubblicato l’album Il canto dell’Ape: un lavoro ricco di immagini, di colori che rimandano ad un pop d’autore, raffinato e prezioso. Blog della Musica l’ha intervista…
Abbiamo voluto sagomare all’occorrenza il titolo di questo nuovo disco di Rita Zingariello che reca in bella mostra la dicitura: “Il canto dell’Ape”.
Anche il titolo del primo singolo estratto di cui vi abbiamo mostrato il video ufficiale. E direi che fa centro la cantautrice pugliese, fa centro in ogni direzione si guardi questo dipinto di colori accesi che rimandano ad un pop industriale… ma di industriale c’è davvero poco. Il fascino dell’artigianato, quello d’autore, quello raffinato dal gusto prezioso di chi sa dare una forma canzone alla sensibilità e all’attenzione per le piccole cose.
Rita Zingariello ci regala una canzone leggera, etnica per così dire (lasciandosi contaminare di ritmi e strumenti per niente italiani… scoprite voi le radici…), una canzone di parole misurate, cucite assieme con attenzione. E poi le immagini: questo disco è un lavoro ricco di immagini e non solo di colori. Il nostro intento non è mai quello di raccontarvi un disco ma di seminare la curiosità e la bellezza per andarlo a scoprire. Direi che dalle primissime tessiture di Amsterdam si capisce (a farci bene attenzione) la spiritualità di questo disco davvero davvero bello. Far centro con la semplicità. L’intervista per gli amici di Blog Della Musica:
Il canto dell’Ape. Che bellissima immagine. Che significato ha per te?
Ho osservato da vicino la vita di questo animale speciale e ne sono rimasta affascinata: lavora con grande intelligenza, in squadra, comunica attraverso la danza ed è pronto a morire pur di difendere l’alveare. È un essere coraggioso con il miele in bocca e il pungiglione nascosto nella coda.
Quante piccole cose in questo disco… come mai l’affinità verso le piccole cose?
Trovo che la genuinità e la bellezza del piccolo si perdano man mano che le cose diventano più grandi. E io, che sono cresciuta in una piccola città della Puglia con una famiglia modesta, è come se mi sentissi più a mio agio nella semplicità delle cose piccole (come racconto in “Senza nota sul finale”).
Eppure nel tuo disco ci sono cose assai “grandi”… arrangiamenti e forme canzoni sono tutt’altro che piccole ed intime…
In tutto quello che faccio provo a mettere la maggiore dedizione che posso e questo album è frutto di tanto impegno e di tanto lavoro, condivisi soprattutto con Vincenzo Cristallo, arrangiatore del disco. Se siamo riusciti a mandare qualche “grande” segnale partendo dal basso possiamo ritenerci soddisfatti. E’ esattamente la mia più grande ambizione.
Elettronica… cosa mi dici a riguardo?
Non faccio musica elettronica, ci tengo a precisarlo, ma a piccole dosi l’utilizzo di alcuni sintetizzatori è servito, in questo album, a condurmi nella dimensione onirica e psichedelica in cui sentivo il bisogno di essere proiettata già mentre componevo alla chitarra o al piano le canzoni. Quasi come se parole e note non mi bastassero e, devo dire che, pur avendo limitato l’utilizzo dell’elettronica ai minimi termini, c’è stata nei suoni una differenza notevole tra questa e le mie precedenti produzioni.
Fare un disco oggi… e di questo che mi dici? Ha ancora un senso vista la grande crisi?
Scegliere di fare un disco oggi è quasi sicuramente un atto di coraggio eppure mi imbatto quotidianamente nella scoperta di nuovi artisti e di nuove produzioni.
Probabilmente la crisi delle vendite non corrisponde alla crisi della creatività e addirittura mi viene da pensare che le due crisi siano inversamente proporzionali.
Se decidessi di fare un disco oggi per raggiungere la fama quasi sicuramente avrei perso in partenza, mentre tutto ha un senso quando nasce da una necessità.
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