Roberto Michelangelo Giordi, cantautore raffinato, ha pubblicato il suo album Il Soffio. Lo conosciamo meglio in questa intervista…
Ciao Roberto, ho avuto modo di conoscerti attraverso il bellissimo video della tua canzone L’Attimo che musicalmente è di una dolcezza e poesia infinita. Raccontaci come è nata e come è stato realizzato il video.
L’attimo è una canzone che ho scritto circa tre anni fa, nel periodo in cui ero tornato a vivere nella casa in cui sono nato. Forse è stata proprio questa esperienza a farmi percorrere un viaggio nella memoria che mi ha riportato al tempo felice e spensierato della fanciullezza. Ero rimasto piacevolmente colpito dal testo di Alberto Marchetti e la musica è venuta alla luce in maniera naturale, sposandosi in modo perfetto con le parole. Il video, invece, è realizzato da un grande fumettista milanese, Emilio Pastorino, che è riuscito in modo sapiente a disegnare e dipingere con i colori le mie emozioni.
Ma vediamo un po’ chi è Roberto Michelangelo Giordi. Quando e come hai iniziato a fare musica….
Come tanti, ho iniziato anch’io ai tempi del liceo; gli anni novanta erano il periodo delle occupazioni scolastiche e in quei momenti ci si poteva dedicare alle esternazioni di tipo artistico, nel mio caso musicali. Mi dicevano tutti che avevo del talento e che sarebbe stato un peccato non seguire questa mia predisposizione. Così ho iniziato a fare la classica gavetta, tra studi di musica, studi di canto e esibizioni varie. La vera occasione di crescita è arrivata quando Mogol, dopo il diploma al CET, mi ha scelto per entrare a far parte di uno dei gruppi della scuola. Ho tenuto numerosissimi concerti in Europa, affiancando spesso i grandi nomi della canzone italiana.
La tua biografia parla di incontri con nomi importanti quali Mario Lavezzi e Detto Mariano, com’è lavorare con musicisti che hanno collaborato con grandi nomi tipo Lucio Battisti?
Ammetto che all’inizio è stata dura riuscire a reggere il confronto con loro ma poi, piano piano, ho iniziato a trovare la sicurezza in me stesso e da lì ho iniziato un percorso che mi ha portato via via a migliorare.
Hai fatto degli studi sulla musica antica partenopea oltre che su tango, bossa nova e flamenco. Ce ne parli?
Gli studi sulla musica antica partenopea sono stati fondamentali per capire chi sono e da dove viene il suono della mia voce. Benché io sia apparentemente distante dal mondo della canzone napoletana, nascondo un’anima partenopea fuori dal comune. Inoltre, ritrovare le mie radici mi ha permesso di guardare prima al di là del Mediterraneo, con il flamenco, a cui ho dedicato un capitolo della mia tesi di laurea, e poi al di là dell’Atlantico, con il tango e la bossanova brasiliana, cui mi sono ispirato in maniera evidente nei miei primi due dischi.
Questi studi e questi stili come e quanto hanno influito sulla tua musica?
In tutti i dischi che ho pubblicato sono chiarissime le tracce della ricerca e la contaminazione con i suoni dal mondo. Mi piace fare una canzone d’autore che sappia parlare anche fuori dei nostri confini geografici. In genere lo faccio pensando a degli arrangiamenti che ricordano temi e atmosfere tipici di altre culture. Non è un caso, infatti, che spesso abbia utilizzato strumenti etnici come il dudùk o il bansouri.
Roberto hai pubblicato due dischi nel giro di due anni, poi una pausa di tre anni e nel 2015 arriva Il Soffio. Un lavoro più maturo? In cosa si differenzia dagli altri due?
Possiamo dire che Il Soffio è un album più pensato, e forse anche per questo più maturo. La produzione artistica è stata affidata a Gigi De Rienzo. Si tratta di un lavoro raffinato, in cui nulla è lasciato al caso.
Di quali collaborazioni ti sei avvalso?
Dei musicisti napoletani della scuola degli anni ottanta, di una buona piccola orchestra d’archi e delle voci di tre giovani talenti che hanno duettato con me in alcuni brani: Annalisa Madonna, Thieuf e Amelie.
Il Soffio è un album indiscutibilmente molto raffinato al cui interno troviamo anche un omaggio a Ernest Hemingway e uno a Dante… Come mai?
Parlare di letteratura è sempre una buona abitudine. Alessandro Hellmann, l’autore di parte dei testi dell’album, ha voluto di proposito parlare a suo modo della grande metafora della vita raccontata da Hemingway nel celebre racconto “Il vecchio e il mare”. I versi del “Paradiso” di Dante, invece, sono stati utili per costruire il ritornello di una canzone per cui non riuscivamo a trovare le parole giuste; è stato qui che il sommo poeta è intervenuto, salvandoci in calcio d’angolo.
Roberto siamo alla fine della nostra breve chiacchierata, quali sono i tuoi prossimi progetti?
Come prima cosa, sto definendo una serie di concerti in Francia, per far conoscere la mia musica e misurarmi con un mercato che forse è più nelle mie corde. Poi ritornerò in Italia per proseguire con il tour in varie città della penisola, isole comprese.
Grazie a Roberto Michelangelo Giordi per il tempo che ha dedicato al Blog della Musica.
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