RosGos: Circles | Recensione

copertina del disco di RosGos, Circles

Circles è il nuovo disco di RosGos completamente ispirato all’Inferno di Dante. Gilberto Ongaro si è lasciato cullare dalla musica, scura ma morbida ed avvolgente di questo lavoro e l’ha recensito per Blog della Musica

copertina del disco di RosGos, Circles
RosGos, Circles

Il nuovo album di RosGos è una discesa nell’inferno dantesco, un luogo che ispira da sempre nuove rivisitazioni. I gironi si traducono così nel titolo del disco, Circles. Il post rock con una spruzzata di elettronica, (tipico delle proposte di casa Beautiful Losers, etichetta che ha la sua sede tra i monti vicentini), rende questo viaggio particolarmente umano: non ci sono descrizioni moraleggianti di anime dannate e punite; anche perché tutto comincia da una perdita, da una/un partner che se ne va. Si tratta di un inferno personale.

Le prime parole di Limbo ci ambientano nella premessa, tra sospiri angosciati e sopra un battito synth costante e glaciale: “Now you’ve left the town I wander like a bee, and now what can I do? I should feel freer, well, (…) I walk slowly into town alone, please,  get away from me (…) I miss your smell”.

Che “town” è questa? Le canzoni-tappe portano i nomi dei peccati capitali, e l’atmosfera nebbiosa del sound generale, fanno pensare a Silent Hill. Dicevamo, non c’è moralismo nel nominare i peccati, anzi, ad esempio in “Lust”, aperta da una chitarra minacciosa, le parole sono inequivocabili: “When you love, your heart expands. And your eyes… When you love, your eyes smile”. Da metà canzone, la sequenza di accordi cambia, approdando in una terza maggiore che porta alla sesta minore, con un inaspettato esito drammatico che dà calore al ghiaccio dark.

Pare che in Gluttony l’ex si riveda: “Oh my God, I don’t recognize you (…) maybe will you go, I’m afraid of losing you, your lies kill my love, my love is far from you, all this love is for you, baby it’s true”. Il sentimento irrazionale confonde la mente: il protagonista non sa se smettere di amare, probabilmente per orgoglio, o lasciarsi andare. E in Greed, brano crepuscolare à la The Cure, l’ambiguità aumenta: “You are a hungry wolf eating my skin (…) if you want to smell my skin, please protect me”.

Un andamento solenne caratterizza Wrath, per un momento di decisione (inquietante che sia collegato all’ira): “I feel confused in an unexplored world; I get lost in your mind (…) The breath I need is about to come, and I feel ready to go”.

Heresy insiste a ribadire la bugia: “Your dirty lie runs through my veins”. Che la vera eresia sia il perdono, tra questi “fucking ghosts”?

In Violence, la situazione ha una svolta: “My arm holds you tight, love what you see, the old lies fall down, I feel them rolling down, the fall and lie down”. Chi è che mente? Quali sono le vecchie bugie? In Fraud crollano ancora di più le certezze: “My beliefs start to fall (…) Dirty snow begins to fall”. Neve che in Treachery si trasforma in pioggia che punge, un po’ come la “Red rain” dell’incubo di Peter Gabriel: “In the pouring rain, sharp as blades (…) a creepy rain pollute our love”.

Se il disco è aperto dalle parole “Now you’ve left”, ora è chiuso da “I’m waiting for you”. Illusione?

Privi di risposte, ci lasciamo cullare dalla musica, scura ma morbida ed avvolgente, come una coperta di buio. Senza riveder le stelle, per il momento.

Ascolta il disco Circles di RosGos su Spotify

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