Rosybyndy: un Alone di piacere…

Pier Giovanni Rosybyndy intervistato dal Blog della Musica sul suo nuovo disco Alone per Interbeat Records

Noir… come si suol dire. Questo è l’unico bel momento di piacere, che vivo di notte prima dell’alba, che vivo di notte con bicchiere di vino e sigari toscani… che poi questo disco di classico ha ben poco e mi teletrasporta nell’era digitale di civiltà metropolitane. Niente futurismo sia chiaro, però di sicuro non siamo in baite di montagne o in riva a mari estivi. Ci troviamo nella vita di ROSYBYNDY, il più famoso cantautore su ruote che l’Italia conosca. Lo conosciamo, noi di Blog Della Musica spesso abbiamo parlato di lui come produttore della Interbeat Records, spesso abbiamo raccontato i dischi a cui da voce, come Fabio Criseo oppure Guastamacchia e così via… ma oggi parliamo di lui come Rosybyndy, come cantautore, il suo nuovissimo disco che si intitola “Alone”, un bel gioco di parole che unisce solitudine e nebbia fitta. L’alone di queste 9 tracce avvolge e deforma i contorni della vita sua personale, quella di chi ha vicino, quella che sente raccontare. Blog Della Musica vi ha presentato questa mattina il nuovissimo video in ANTEPRIMA del nuovo estratto da questo disco che è “Help me”. Tra le collaborazioni in questo disco ritroviamo anche il collega e amico Paolo Tocco che firma il testo del brano “Mai di no”, deputata ad aprire le danze di questo nuovo lavoro. L’intervista con Rosybyndy per gli amici di Blog della musica:

Un disco di solitudine come recita il titolo. Perché questa scelta?
Cercavo qualcosa che potesse raccontare un dualismo. Cercavo una parola che avesse in se due significati e che questi coincidessero anche con il filo conduttore e le sonorità che ho dato a tutto il lavoro. “Alone” è stato perfetto come titolo. ALONE come parola inglese che descrive la solitudine perché, ed è vero, in solitudine ho realizzato tutto il lavoro. A parte alcune collaborazioni di scrittura, per il resto la produzione è tutta opera mia che appunto ho fatto nel tempo da solo nel mio studio. E poi ALONE come l’alone di una macchia, di una nebbia. Credo renda bene il concetto di sonorità che dovrete aspettarvi. Intime e notturne.

Dando un occhio e un orecchio alla tua produzione: pensi di aver segnato in qualche modo un genere tutto personale?
Penso di si. Penso lo sia nell’uso dell’elettronica per le canzoni e poi in maniera particolare per esempio nella Italo Dance degli anni ’80. Molti in quest’ambito mi hanno riconosciuto di aver creato un suono particolare. Ancora oggi mi scrivono e mi chiedono per sapere quali arrangiamenti e che tipo di suoni sto usando. Sai che spesso ancora oggi mi capita di sentire soluzioni e suoni che credo siano attinte direttamente dalle mie produzioni o quantomeno ispirate da queste. Qualche mattina fa per esempio mi è capitato di ascoltare Roisin Murphy (ex Moloko) e nell’ultimo disco ci sono delle cose in cui mi sono ritrovato molto. Quindi si, credo di aver inventato a mio modo qualcosa che sia personale ed unico e questo è accaduto e continua ad accadere quando ho piena libertà di espressione e di produzione

Già avevamo parlato del singolo “Lamoredentro”. Il resto del disco si è vestito attorno a questo singolo oppure sono canzoni lontane e correlate?
Diciamo che l’80% si è vestito attorno a questo brano. Perché sentivo proprio il bisogno di usare pochi strumenti, la voce molto vicina e quest’ambientazione così cupa e minimale. Secondo me il disco è appena energico solo in un paio di brani come “VERA GIOIA” e “ZOMBIE”. Per il resto si confina in un ambito molto intimo che avevo già espresso a pieno con “Lamoredentro” e avevo intenzione di continuare in quella direzione.

Cosa troveremo in “Alone” che non abbiamo trovato nei tuoi precedenti lavori?
La calma. La quiete. La rassegnazione.

Tu che sei un diretto utilizzatore di queste nuove tecnologie. Dando uno sguardo ai chi sta iniziando, pensi che siano mezzi per aiutare a far male le cose oppure servano a tutti per dare una possibilità? In altre parole: è giusto che tutti possano fare musica dato che i mezzi lo permettano?
Sicuramente è meglio che tutti possano fare musica piuttosto che tutti possano portare la macchina. Chi fa musica anche se male di certo non nuoce a nessuno. Diciamo che nel tempo la diplomazia e l’amore per l’espressione di ognuno ha preso la meglio. Quindi credo sia la risposta più vera per me.

Il brano a cui sei maggiormente legato?
Quello che mi diverte di più a cantare è “HELP ME” ed è l’unico di cui mi ricordo gli accordi. Sul piano personale è “MAI DI NO” perché comunque rispecchia anche il mio pensiero e poi chiaramente anche il brano “VOI VESTITI DI BIANCO”.

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