INTERVISTA | Sara Piolanti: l’indie in rosa che colpisce

Con il singolo Muore di me ed il suo bellissimo video direi che Sara Piolanti conquista facilmente l’80% di coloro che si avvicinano al primo ascolto di questo disco…

Il resto è storia dal finale certo, datele solo il tempo di passare alla seconda traccia e praticamente tutti cadrete in tentazione. Sara Piolanti arriva al suo esordio personale – primo disco completamente prodotto da lei dopo anni di militanza in altre formazioni – e pubblica questo “Farfalle e falene” dando libero sfogo a se stessa e a nient’altro. Un sound rude, senza maschere ma soprattutto privo di perbenismi intellettuali, uno stile di scrittura che cerca di raggiungere tutti in una forma tutt’altro che scontata. Insomma, non è un disco che le cose le dice girandoci attorno. Torniamo ad invitarvi a guardare il bellissimo video in cui la Piolanti scende in campo con la sorella, Giulia Piolanti, circense del Cirque du Soleil. La nostra consueta intervista…

Dai Sex Pistols ai Nirvana passando per tutto il resto della scena psichedelica. Sara Piolanti di che è figlia (artisticamente parlando)?
In realtà hai nominato due delle band che pur girandomi nelle orecchie da sempre, ho ascoltato poco o niente.
Fin da ragazzina ho divorato di tutto, partendo dai vecchi dischi di mio padre, soprattutto rock ’60 e ’70 e tanto blues, con cui ho cominciato la mia carriera di cantante. Poi sono arrivati Pj Harvey, Portishead, Blonde Redhead, che hanno stimolato e sicuramente segnato il mio gusto e la mia attitudine musicale.

E se ti dicessi Patty Smith?
Patty Smith è stata sicuramente presente, probabilmente le è mancato un po’ di “mistero” perché potesse conquistarmi fino infondo.

Chi sono per te le Farfalle… e chi le Falene? Un po’ come dire le pecore e i lupi?
Le farfalle e le falene rappresentano la dualità delle cose e delle persone,la luce e l’oscurità, il coraggio e la paura.
C’è una farfalla e una falena in ognuno di noi. Siamo farfalle quando ci liberiamo dai condizionamenti, dai preconcetti, quando siamo disposti a rischiare un volo tra i predatori,quando amiamo. Siamo falene quando ci abbandoniamo alle chiacchiere, ai pettegolezzi, ai giudizi, quando per seguire una luce in realtà ci ritroviamo imprigionati in angoli bui. E siamo così rumorosi da non sentire nient’altro.

Psichedelica anche nei testi… molte le parole che si ripetono quasi ciclicamente, quasi fosse una spirale… vero?
Sì, certe parole per me sono quasi una mantra, quasi una preghiera ed è percorrendo questa “spirale” che riesco a raggiungere il centro delle mie emozioni e sensazioni per poterle capire e liberare, senza soffocare sotto il loro peso che a volte mi sembra enorme.

Qual è il filo conduttore che ti ha portato dai Caravane de Ville a Sara Piolanti? Con i New Cherry c’è stata la fecondazione?
I Caravane de ville sono stati fondamentali, Giovanni Rubbiani e la sua meravigliosa poetica mi hanno vestita alla perfezione per anni ma ero molto giovane e sapevo che col tempo sarebbe nata in me l’esigenza di dare la mia voce, e non quella di altri, al mondo interiore che andava sempre più delineandosi dentro di me.
Associare ai Caravane la mia nuova ispirazione sarebbe stato quasi come snaturare e tradire un mondo e una visione ormai consolidati, ho preferito intraprendere da zero una strada che mi appartenesse e mi rappresentasse di più e con i New Cherry è iniziata questa mia personale rivoluzione, pur sapendo dentro di me che sarebbero stati “solo” una sorta di passaggio sulla via della consapevolezza di me stessa e della mia visione della musica e del mondo.

Oggi siamo di fronte ad una musica che serve a dare voce anche a chi non troppo da dire. Guardati attorno: che cosa vedi e che musica senti?
Quello che vedo è una sorta di equivoco. Ciò che viene chiamato musica dai media e dalle masse è spesso solo business e spettacolo, è un palinsesto televisivo, la colonna sonora di una pubblicità, è un televoto. Niente di male ma è orribile far credere che questo sia il meglio a cui pubblico e mercato possano aspirare. La musica è fatta di impegno, dedizione, anche solitudine e forse, un giorno, i riflettori. Stiamo assistendo esattamente al fenomeno inverso.
C’è poi l’altro mondo, fatto di musicisti che hanno idee e talento ma molte meno risorse ed è una lotta continua per confermare sé stessi e il proprio lavoro soprattutto in un paese dove quella del musicista non è vista come una vera e seria professione ma solo come un hobby della domenica o al massimo la botta di culo di pochi.

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