Senhor MuTrìo: Falso d’autore

Il Senhor MuTrìo pubblica Falso d’autore, secondo album del trio jazz-blues. In contemporanea esce anche il videoclip del singolo estratto dal titolo Concerto

Copertina del disco del Senhor MuTrìo: Falso d’autore

Senhor MuTrìo, Falso d’autore

Esce il 20 febbraio 2020 Falso d’autore, il secondo album del Senhor MuTrìo, trio jazz blues formato da Samuele Spilla (chitarra e voce), Antonio Mancino (basso e cori) e Dario La Neve (batteria e percussioni).

In contemporanea è online il videoclip del brano Concerto: scritto e diretto da Sergio Minaldi e Domenico Palmeri, il video segue i momenti solitari di un’artista, interpretata da Cècile Cabot Granzotto, mentre plasma una scultura che poi porta con sé in un viaggio in treno, “alla ricerca intima di momenti di sospensione che lasciano spazio all’incanto dell’attesa e al potere travolgente dell’arte”.

«Falso d’autore è un disco che ha un inizio e una fine, è un racconto, un sentiero. Parla dell’arte, della natura e dei rapporti di cui siamo fatti – racconta Samuele Spilla -. Indaga la forma della nostra personalità – cercandone sempre più inevitabilmente la sostanza. La forma è necessaria, ed è esaltata, ma la sostanza è vitale: lo sappiamo che siamo formati dalle idee, costumi e mode del tempo in cui viviamo e delle persone a noi vicine. C’è qualcosa che sia puramente nostro? Tutti possono avere la mia stessa idea, cosa è che la rende mia? io cosa aggiungo? Il disco è strutturato in modo tale da cercare pian piano di rispondere a queste domande».

Il disco è composto di 10 brani: si parte con la titletrack: è un anti-manifesto, è la nuova pelle del trio. Parla di apparenza e solo di quella, si ferma in superficie, ma l’inganno che crea l’apparenza può salvare la vita eludendo i predatori naturali o influenzando a proprio favore i destinatari dell’immagine.

Il secondo brano è Goffredo: ci dev’essere un segreto per risultare sempre allegri, divertenti e imprevedibili. Bisogna saper tenere il proprio pubblico e mutare convenientemente la propria forma. Questo è il segreto che nasconde Goffredo, giullare da bar. Ma non è uno stupido, forse ha proprio capito tutto della vita.

Poi Costanza che racconta di una bambina con una vita da incorniciare. È brava, bella e ricca. Ma Costanza vuole anche essere felice, ma le hanno insegnato che per quello deve aspettare.

Mavasacass è una canzone con cui si augura scherzosamente ad un oratore con sguardo fiero, lingua spigliata, vocaboli studiati a tavolino, la giusta prosopopea, che tra il suo pubblico non ci sia un palermitano.

In Vem pra mim, ballata bossanova in portoghese, l’amore è negli sguardi meravigliati da qualcosa che non pensavi e nelle paure che si sciolgono negli abbracci. Sono le forme che cominciano ad incrinarsi e qualcosa comincia ad intravedersi dalle fessure Luna una è la canzone del dubbio, dell’urlo scomposto e della paura delle maschere che cadono.

Il brano successivo è Novembre, la storia di un uomo che ha già vissuto gran parte della sua vita, vuole rinnamorarsi e lo fa. Lei è una ballerina, è leggera e colorata, sembra proprio quello di cui lui ha bisogno.

Con Sicomoro si parte dall’assunto fondamentale che noi non scegliamo il nostro nome, il nome prende forma soltanto perché qualcun altro lo riempie di significato. Sul sicomoro, il sacro albero della vita, il proprio nome assume il significato che gli è stato dato dai nostri compagni di viaggio.

L’album chiude con Concerto, “liturgia pagana” a cui ci abbandoniamo con speranza, “forse la musica sa bene come spegnere tutti i nostri dubbi, ci coglie di sorpresa e comincia a raccontarci chi siamo”, e Rembrandt, brano in cui scopriamo una anziana coppia rappresentata come il paradigma della noia dell’abitudine. Ma come la musica prende vita a seconda di come si batte il tempo, analogamente scegliere di riempire la propria esistenza con la passione può distruggere il quieto vivere. Come la luce in Rembrandt, la scelta di dipingere un quadro può esporre la luce e le ombre, ma è il modo migliore di consumare l’esistenza.

Samuele Spilla è autore di tutti i brani del disco, eccetto Luna, scritta da Antonio Mancino.  Prodotto artisticamente da Fabio Rizzo, registrato e mixato dallo stesso Fabio Rizzo presso INDIGO (Palermo) e Phantasma Recording Studio (Catania).

Il Senhor MuTrìo è un trio nato nel 2009 a Palermo. È un gruppo che unisce alla tradizione cantautorale italiana il blues delle origini e il jazz sudamericano. Il nome stesso è un manifesto della musica del trio. Trae infatti ispirazione da un pezzo di Horace Silver interpretato da Taj Mahal: Señor Blues, pieno di influenze blues e latine al suo interno.

In questo dico il Senhor MuTrìo è stato affiancato da Alessandro Presti (tromba), Alfonso Vella (Sax), Donato Di Trapani (tastiere), Fabio Rizzo (effetti digitali, chitarre), Walter Nicosia e Alessandra Arno (cori), Veronica Cimino e Silvia Cortese (violino), Alessia Lo Coco (viola), Tiziana Cilluffo (violoncello) e Simone Tolomeo (bandoneón).

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