Silvia Belluco, giovane studentessa di Ceregnano ha intrapreso la difficile strada della musica e del canto riuscendo ad entrare ad Amici17 di Maria De Filippi. Silvia ci racconta come è stata questa esperienza televisiva nell’intervista al Blog della Musica
Ciao Silvia e benvenuta su Blog della Musica. Per chi ancora, e credo siano pochi, non ti conosce puoi presentarti ai nostri lettori?
Salve a tutti! Mi chiamo Silvia, ho 20 anni e sono una studentessa universitaria da Ceregnano, un piccolo centro in provincia di Rovigo.
Come ti sei avvicinata alla musica? C’è stato un momento in cui hai detto: “voglio fare la cantante”?
La Musica c’è sempre stata in un certo senso nella mia vita ed è una passione che deriva direttamente dal nonno paterno, ex tenore lirico. Non avevo mai scelto di cantare, però, prima del mio anno d’entrata al Liceo, quando ho preso la decisione di partecipare al coro della scuola, il coro giovanile del Liceo Celio. Da lì è iniziato il percorso, sia da un punto di vista tecnico (con l’iscrizione, due anni dopo, ad una scuola di canto), sia da un punto di vista emotivo. C’è stato un momento in cui mi sono resa conto che fosse ciò che desideravo per la mia vita: quando ho cantato per la prima volta da solista e, soprattutto, per la prima volta di fronte ad un pubblico. Non mi ero mai sentita così bene prima, era una sensazione meravigliosa e, nel desiderio che non svanisse mai, ho colto l’implicita volontà di fare di quella passione un lavoro.
I tuoi ascolti musicali? Quali gruppi, cantautori, artisti ti ispirano e ti contaminano musicalmente?
È davvero difficile ridurre al minimo gli ascolti musicali che compongono la mia playlist, perché attraversano ogni epoca ed ogni genere. Non mi fermo mai, non dico mai di no, non disdegno nulla. Dovendo dare dei nomi rispetto alle mie principali influenze, probabilmente direi in primis Aurora, Susanne Sundfør e Florence and the machine. Per l’italiano De André, i Nomadi e Branduardi sono forse quelli a cui mi sento più legata.
Come sei arrivata ad Amici17 di Maria De Filippi?
Ho guardato per svariati anni il programma e negli ultimi tempi, specialmente vista la scorsa edizione, in casa si parlava spesso di un possibile tentativo. L’approdo è dovuto alle persone a me care, in primis i miei genitori e la mia migliore amica, che hanno insistito talmente tanto da organizzare l’iscrizione. E da lì… sono partita.
Ci racconti un po’ com’è la “situation” in un talent televisivo?
Come tutte le cose, ha lati positivi e lati negativi. Da un punto di vista lavorativo, non puoi che essere soddisfatto. Porti a casa tantissimo, specialmente da una prospettiva tecnica e legata all’interpretazione, un lato che troppo spesso viene trascurato da molti esecutori di oggi a mio avviso. Lavori con i professionisti del mestiere ed impari quali sono i rischi per il tuo strumento e come averne cura. È estremamente formativo! La tv, poi, è un ambiente molto difficile: ha ritmi serrati e spesso può non essere facile abituarsi subito alla pressione. Credo sia una questione di equilibrio, di prendere la routine. Io, personalmente, ci ho messo un po’ di tempo ad entrare nei vari meccanismi, più che altro perché sono distanti da una reale quotidianità (quando mai ti capita, se non qui, di stare con 23 persone h24 concentrandoti solo sul canto e venendo costantemente ripreso/microfonato?!).
Amici17 di Maria De Filippi dice di essere soprattutto una “scuola”. E’ davvero così? Come si svolgono le giornate? Cosa si studia?
Sì, da un punto di vista tecnico è sicuramente così. Le giornate si svolgono, per noi cantanti, affrontando circa due lezioni al giorno. Il riscaldamento (importantissimo!) lo si fa tutti insieme alla mattina, ma è vitale rimanere sempre pronti. Le lezioni si concentrano prevalentemente sulla tecnica: imparare a conoscere il proprio strumento, come tutelarlo e poi anche apprendere le strategie di interpretazione, come entrare in un pezzo e portarlo all’esterno. Oltre agli spunti ottenuti a lezione, ci dev’essere anche un lavoro personale del singolo studente. Sarebbe nostro dovere tradurre i testi in lingua straniera e magari dare già una personale chiave di lettura. Diciamo che le ore a disposizione per concentrarsi su questo non mancano per chi sa sfruttarle.
Caratterialmente in cosa ti vedi diversa dai tuoi compagni di corso?
Mi sono vista diversa specialmente dal punto di vista delle polemiche. Nella vita in generale, non sono amante di quel tipo di situazioni. Se sono in una scuola per approfondire il mio essere cantante dal punto di vista tecnico e provare a farne il mio mestiere, non perdo troppo tempo dietro a quisquiglie. Me ne tiro fuori o piuttosto dico la mia, ma senza sentire la necessità di calcare la mano o di “urlare”. Forse in questo i miei compagni erano decisamente più sanguigni. Inoltre, in alcuni casi, mi sentivo un po’ l’unica (o una delle poche) a non pretendere. I ragazzi della produzione lavorano per noi, ma hanno milioni di cose di cui occuparsi: non possiamo porci come re e regine assoluti. È giusto chiedere con educazione ed attendere senza troppo stizzirsi.
Secondo te quale è stata veramente la causa della tua uscita da Amici17?
Io credo che, al di là di considerazioni tecniche non fatte, effettivamente la mia persona mancasse di un percorso definito rispetto agli inediti. Il mio progetto è ancora in fase di evoluzione e forse non è stata una considerazione azzardata, anche se mi sarebbe piaciuto poter capire meglio la mia strada restando nella scuola. Credo che nasca anche per questo in fondo.
Cosa ti aspettavi quando sei partita da casa per Amici17 e cosa invece porti a casa da Amici17?
Per natura, tendo a non crearmi troppe aspettative dalle cose. Preferisco lasciarmi sorprendere da tutto ciò che di bello può arrivare da un’esperienza. L’unica cosa, volevo apprendere, iniziare a completarmi (umanamente ed artisticamente parlando). E così è stato. Mi sento molto cresciuta, seppur io sia rimasta un solo mese. E questo è ciò che conta: il mio percorso individuale ne ha risentito positivamente. Non vedo l’ora di mostrare tutto ciò che ho imparato. Senza contare le bellissime persone che ho conosciuto e che mi garantiscono delle amicizie a distanza piuttosto ben accette! Ha ha ha..
Cosa pensi dei talent in generale? Aiutano davvero la carriera di un artista?
I talent sicuramente aiutano a livello di singolo artista ad acquisire consapevolezza del proprio personaggio e del proprio strumento, come ho già detto, per via delle ore ed ore di lavoro concentrato che si eseguono. Forse aiutano di più a livello di visibilità, specialmente sui social.
Com’è il tuo rapporto con i social media?
Pur studiando comunicazione, io ed i social stiamo ancora imparando a conoscerci. Trovo che siano strumenti particolarmente efficaci, ma devono essere usati nel modo giusto. Né troppo poco, per evitare di vanificarli, né troppo perché ad un certo punto ne risulti quasi dipendente e non discerni più l’utilità da una sorta di attaccamento morboso. Al momento sto cercando di strutturare un percorso in modo da gestire una pagina artistica in maniera proficua e mantenere la mia vita privata.
Essere dei giovani emergenti in questo momento. Che Italia discografica vi trovate davanti? Forte anche dell’esperienza appena vissuta con Amici17…
Trovo un’Italia discografica onestamente che ancora deve crescere tanto. Punta molto sui personaggi a mio avviso, qualcuno di carismatico che possa attirare prevalentemente gli acquirenti del mercato del disco ovviamente (13-17 anni, perché già dai 20 in su il tempo da dedicare ad acquisti e passioni simili diventa scarno). Tuttavia credo che dovrebbero farsi spazio anche tutte le nuove tendenze europee, soprattutto a livello di stili musicali. Forse coinvolgerebbero la quasi totalità della popolazione in un ventaglio più variegato. Staremo a vedere.
Cosa vuoi trasmettere con la tua musica, con il canto?
Voglio trasmettere cose vere. Non voglio finzione, né nella vita né nell’arte. Non voglio le classiche canzoni d’amore, di quello credo ci siano interpreti ben migliori di me. Voglio canzoni su qualsiasi cosa sia sentita in bisogno di essere espressa. Voglio armonia, equilibrio, far sentire che esiste sempre una luce, basta trovarla in ognuno di noi. La mia è arrivata con il canto.
Domanda classica: i tuoi progetti per il futuro?
Sicuramente non mi fermo qui. Vorrei fare tante cose che non so nemmeno da quale iniziare! Mi piacerebbe sicuramente lavorare ai miei primi progetti da solista inediti. E per farlo vorrei mettermi a studiare sodo. Imparare bene uno strumento, imparare a gestire i social nella maniera più proficua, approfondire una lingua straniera (magari con un periodo all’estero, soldi permettendo). E sicuramente… finire l’università, che il pane a tavola serve sempre!
Buona fortuna Silvia Belluco e tanta, tanta, buona “vera” musica.
Info: https://www.facebook.com/silviabellucoofficial