L’organista trentino Simone Vebber ha pubblicato per La Bottega Discantica il suo sesto disco, contenente 13 trascrizioni settecentesche per organo di alcune celebri pagine handeliane e 2 concerti originali. Blog della Musica l’ha intervistato
Oggi ospitiamo Simone Vebber sulle pagine di Blog della Musica: grazie di avere accettato questa intervista. Diplomato in Organo e Composizione Organistica, Pianoforte e Medaglia d’oro di Improvvisazione. Per un musicista quanto è importante saper improvvisare? Si può imparare quest’arte?
Ad improvvisare si impara. Ci vuole metodo, costanza ed una profonda conoscenza delle forme e dei linguaggi della musica. Si tratta a tutti gli effetti di un altro modo di suonare, un processo creativo estemporaneo in cui le competenze esecutive e compositive del musicista si fondono in un presente inatteso. L’interprete suona il brano, l’improvvisatore suona lo strumento. Attualmente l’improvvisazione è praticata in generi musicali piuttosto specifici, a differenza dei secoli passati in cui essa era una pratica diffusa e comune.
L’organista è un musicista che ho sempre un po’ invidiato perché ha la fortuna di fare concerti su strumenti importanti, storici e dove hanno suonato a loro volta importanti musicisti del passato. Qual è l’organo che hai suonato dove hai sentito di più il profumo di “storia della musica” o quello che vorresti suonare ma che ancora non ci sei riuscito?
Questa è una domanda molto difficile. In questi anni ho suonato parecchi strumenti, alcuni dei quali molto antichi. Sono particolarmente legato ad un ricordo, ormai lontano nel tempo, di quando ero studente presso il conservatorio della mia città, Trento, e sedicenne suonai per la prima volta un organo positivo napoletano del 1700 che era stato messo a disposizione per le lezioni della classe di organo. Fu un’emozione incredibile sentirne il suono nobile e poetico che invadeva lo spazio della nostra piccola aula, lo stesso suono che udirono a Napoli tre secoli prima quando fu costruito. Vi sono tanti altri organi che non ho ancora avuto il piacere di suonare, e la lista sarebbe troppo lunga…
La Bottega Discantica ha pubblicato il tuo sesto disco dedicato ad Haendel e contiene alcune trascrizioni di importanti composizioni di Haendel realizzate da J. Walsh e J. Hook. Vuoi raccontarci come mai hai scelto proprio questo repertorio?
Le trascrizioni mi hanno affascinato da sempre. Ed in particolar modo le trascrizioni coeve all’autore stesso della musica. Nel Settecento il linguaggio musicale non aveva ancora sviluppato degli aspetti idiomatici tali da rendere assolutamente specifica ed ineludibile l’esecuzione di un brano su di un solo strumento. Questo fa sì che eseguire, ad esempio, un brano per orchestra o per altri strumenti, all’organo, risulti particolarmente interessante, e possa integrare il repertorio organistico con forme e generi inedite per il re degli strumenti.
Tra le composizioni presenti sul tuo disco G.F. Haendel Organ Transcriptions, troviamo anche due concerti per organo e orchestra trascritti solo per organo, era una prassi consueta anche questa? Non si rischia di perdere quelle sonorità che l’Autore desiderava?
In questo caso viene in aiuto lo strumento che ho scelto. Il Serassi del Duomo di Desenzano dispone di due manuali, con registri e timbri molto diversi in grado di restituire all’esecuzione il contrasto fra solo e tutti tipici dei concerti per organo o per altro strumento solista e orchestra.
Puoi descriverci lo strumento che hai suonato nella chiesa di S. Maria Maddalena a Desenzano (Bs)?
Il Serassi del Duomo di Desenzano è uno strumento dotato di una gamma timbrica molto vasta. Si parte da registri di principale delicati e cantabili fino alle ance tipiche degli strumenti dell’Ottocento. Questo mi ha permesso di utilizzare delle combinazioni di registri diversificate per ogni forma musicale presente del disco, cercando di restituire gli equilibri timbrici delle versioni originali dei brani.
Simone ringraziandoti per la tua pazienza e gentilezza, vorrei per ultimo chiederti se questa emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha cambiato un po’ il tuo essere musicista e quale consiglio ti sentiresti di dare ai giovani che vogliono fare della musica la loro vita.
Credo che l’emergenza che stiamo vivendo ci abbia fatto realizzare con maggiore consapevolezza l’insostituibilità della presenza, in generale, e della musica dal vivo in particolare. Ovviamente i sistemi digitali, lo streaming ecc, sono stati fondamentali per mantenerci in contatto e per ridurre gli effetti negativi del distanziamento. Tuttavia assistere ad un concerto dal vivo rimane un’esperienza difficilmente declinabile con le soluzioni digitali a cui ci stiamo abituando in questo periodo. Artista e spettatore nello stesso luogo e nello stesso tempo sono a mio avviso le condizioni base per la comunicazione e la comprensione del senso della musica.
Ascolta il disco G.F. Haendel Organ Transcriptions di Simone Vebber su Spotify
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