La sindrome del pianista è una patologia medica che colpisce molti musicisti, in questo caso i pianisti, con tendiniti dolorose a carico delle mani o degli arti superiori che impediscono il regolare esercizio al pianoforte. Vediamo in questo articolo di cosa si tratta e come si cura…
Si è visto che i musicisti, a causa dei ripetuti sforzi durante l’esercizio dello strumento, hanno una predisposizione allo sviluppo di patologie ortopediche e neurologiche come la sindrome del pianista. Nei pianisti, tali patologie sono specialmente a carico dell’arto superiore e della mano e possono essere riconducibili a problematiche di tipo articolare, muscolare, nervosa o tendinea.
In questo articolo ci concentreremo in particolar modo sulla tendinite alla mano quindi sulla sindrome del pianista, approfondendone le cause, i sintomi, la diagnosi, la terapia e la prevenzione, offrendo cioè utili consigli per evitarne l’insorgenza.
Cos’è la sindrome del pianista?
Innanzitutto, è bene avere chiaro il concetto di tendine: un tendine rappresenta l’aggancio di un muscolo sulla sua inserzione ossea, non è altro che un prolungamento del muscolo, costituito per lo più da collagene, un tessuto altamente resistente.

Per tendinite si intende l’infiammazione di un tendine, che, nel caso dei pianisti, è legata alle continue sollecitazioni dovute proprio all’atto del suonare, che può, a lungo andare, modificare la struttura del tendine ed infiammarlo. Le strutture maggiormente interessate sono, chiaramente, quelle del polso e delle dita.
Cause della sindrome del pianista
Come già detto, la causa principale nella sindrome del pianista è il sovraccarico delle articolazioni dovuto alla ripetizione dei movimenti che caratterizzano l’attività del suonare il pianoforte. Di sicuro, l’incidenza aumenta se sussistono squilibri muscolari, in particolare tra i flessori ed estensori del polso, dell’avambraccio e delle dita o una perdita di elasticità di tali muscoli. Dunque, è fondamentale effettuare esercizi di stretching e allungamento muscolare sia prima che dopo l’esercizio dello strumento, specialmente dopo la ripresa dell’attività dopo un periodo di pausa o di inattività.
I Sintomi
Quali sono i sintomi della Sindrome del Pianista? Sono i sintomi tipici dell’infiammazione, ossia DOLORE nella zona interessata, che aumenta alla pressione e durante i movimenti che mettono in tensione il tendine; ad esempio, nel caso dei pianisti, si avrà una compromissione dei tendini flessori ed estensori delle dita della mano, con conseguente dolore e difficoltà nella chiusura a pugno e nell’apertura della mano, oltre che alla comparsa di formicolii e, talvolta, GONFIORE.
Inoltre, nella fase acuta dell’infiammazione, si possono riscontrare CALORE e ARROSSAMENTO cutaneo nella zona del tendine interessato.
Diagnosi nella sindrome del pianista

La diagnosi di sindrome del pianista è principalmente clinica, con osservazione della sintomatologia e delle sue manifestazioni. Se necessario, il medico specialista può richiedere un’ecografia per appurare la presenza e l’entità del fenomeno infiammatorio.
Terapia
La prima cosa da fare in caso di tendinite alla mano o all’arto è sospendere l’esercizio del pianoforte, stare a riposo e applicare ghiaccio. Si possono applicare bendaggi funzionali o tutori specifici per immobilizzare per quanto possibile le articolazioni e, se il medico lo consiglia, assumere dei farmaci antinfiammatori e antidolorifici.
Di grande aiuto per la sindrome del pianista può essere la terapia fisica strumentale, come gli ultrasuoni, la crioterapia, la laserterapia e la tecarterapia, che sfrutta una stimolazione endogena per velocizzare i processi riparativi dell’organismo, oltre a garantire un effetto antinfiammatorio, antalgico e miorilassante.
Se la fisioterapia e il riposo non dovessero essere sufficienti a guarire dalla sindrome del pianista, si può ricorrere alle infiltrazioni cortisoniche sulla sede della tendinopatia, tenendo, però, in considerazione che in seguito all’applicazione si può riscontrare gonfiore e impossibilità di movimento per qualche giorno. Non bisogna, pertanto, superare le 3-4 infiltrazioni, in quanto il cortisone può danneggiare i tessuti ossei, tendinei e legamentosi.
A cura di Ryakos Center
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