Abbiamo conversato con la violinista Sonig Tchakerian direttrice artistica delle Settimane Musicali al Teatro Olimpico di Vicenza. Beethoven è stato il fulcro della nostra chiacchierata, ma non solo… Eccovi l’intervista a cura di Paolo Lazzarini
Diamo il benvenuto a Sonig Tchakerian su Blog della Musica. Sonig, quale pensa sia il ruolo della musica in un contesto sociale così complesso come quello odierno?
Grazie per il vostro invito! Da sempre l’arte, in ogni sua manifestazione, ha raccontato ed è stata testimone della vita, dell’evoluzione sociale ed emotiva di questa straordinaria umanità. È stata testimone e ha raccolto le emozioni del momento proiettandole e spesso anticipando una visione estetica inaspettata ma possibile. Con quella capacità visionaria che è propria dei geni dell’umanità. E così, la musica e, di conseguenza, l’ascolto della musica, ci racconta della nostra vita, delle fatiche, delle gioie, delle solitudini e delle inquietudini che ci hanno fatto crescere e diventare quello che siamo ora. Misteriosamente ci evoca i racconti più intimi, le emozioni e ricordi più cari, e tutto ci racconta senza aggiungere parole. Ancor più in momenti di grande solitudine e incertezza come quello che stiamo vivendo. Ci fa compagnia, molta compagnia. E quasi ci purifica.
Questo anniversario Beethoveniano è stato funestato a più riprese dalla pandemia, soprattutto per ciò che riguarda l’organizzazione delle stagioni concertistiche dei diversi teatri italiani. Come siete riusciti a far fronte a tutto questo a Vicenza?
Come accaduto in tutta Italia, lo scorso giugno anche le Settimane Musicali al Teatro Olimpico sono state sospese. Abbiamo tutti vissuto una situazione in cui non si poteva che accettare e aspettare. Impotenti. Ma, come spesso accade nei momenti di difficoltà, si riprende forza, energia positiva e fiducia. Soprattutto se la salute è dalla propria parte. Questo naturalmente non si può dimenticare. Con questa energia, necessariamente ritrovata, a ottobre abbiamo organizzato il Beethoven Festival. La musica da camera ci ha fatto compagnia nella tradizionale formula del festival tra suono e racconto. Grandi capolavori nell’arco di una settimana: La Sonata a Kreutzer con l’omonimo breve romanzo di Tolstoj, la Maratona con le Sonate per pianoforte accompagnata dal racconto dei quasi 30 anni di vita del genio di Bonn, la celeberrima IX Sinfonia nella visionaria trascrizione di Liszt per pianoforte, soli e coro. Come sempre in compagnia di grandi interpreti e giovani talenti.
Quali elementi Beethoveniani ravvisa nella musica contemporanea? Esiste qualche autore di musica colta che, in un certo senso, incarna quello stesso spirito?
Posso dire quali elementi Beethoveniani vorrei ravvisare nella musica contemporanea? Certamente quella necessaria visione che fa di un uomo un artista. La visione delle possibilità inesplorate, la visione del coraggio di osare, la visione di immaginare quello che potrebbe essere e la certezza, l’intuizione a volte inconsapevole, che sia necessario. La visione che ha dato a Beethoven la forza di non arrendersi nemmeno davanti alla sordità. È più ci penso più lo trovo impressionante.
Nella sua esperienza di violinista a livello internazionale, con quali interpreti ha avuto occasione di approfondire il repertorio cameristico Beethoveniano? Che cosa ha rappresentato nella sua carriera?
Beethoven rimane uno dei compositori più suonati nella carriera di ciascuno di noi. Per la musica da camera ho avuto la fortuna di suonare e incidere tutti i trii con pianoforte con il Trio Italiano e di eseguire più volte l’integrale delle Sonate per violino e pianoforte con Andrea Lucchesini. Beethoven è stato il mio fratello maggiore: un esempio, un affetto, un legame che negli anni è diventato sempre più forte e a me conosciuto. La forza morale della sua musica mi è sempre più chiara e necessaria.
Se fosse tra noi, quale messaggio, secondo lei, Beethoven comunicherebbe ai giovani musicisti di oggi?
Questo che ho appena detto: onestà intellettuale. Il mondo probabilmente sarebbe migliore.
All’interno del suo percorso artistico e musicale ha avuto modo di esplorare vari generi e repertori. Oltre a quello classico, quale risulta a lei più congeniale?
Ad un certo punto, per un incontro casuale (ma nulla è casuale in questa vita), mi sono avvicinata al jazz e, con jazzisti appunto visionari, ho avuto la fortuna di immaginare progetti straordinari. Uno fra tutti le Quattro Stagioni di Vivaldi e le Mezze Stagioni di Tonolo.
Cosa ha rappresentato eseguire le cadenze per i concerti di Mozart che Giovanni Sollima ha scritto per lei nella sua ultima fatica discografica? Quali elementi di interesse ravvisa nel suo modo di scrivere?
L’ideale sarebbe per me improvvisare le cadenze dei concerti di Mozart. Purtroppo non sono all’altezza di questo compito. Conosco Giovanni Sollima da moltissimi anni e mi è sembrato l’artista più adatto con cui condividere questa avventura. Giovanni è sicuramente un musicista eclettico, curioso, colto e ovviamente visionario. Capace di accogliere Mozart e proiettarlo nel mondo contemporaneo con delle intuizioni davvero straordinarie. Esattamente quello che desideravo!
Quale messaggio intende dare ai giovani che si apprestano ad imparare per la prima volta uno strumento musicale?
Che hanno preso una decisione bellissima e che terrà loro una compagnia speciale per tutta la vita!
a cura di Paolo Lazzarini
Pianista e Compositore
Social e Contatti
- Facebook: https://www.facebook.com/Sonig-Tchakerian-630070727057980
- Website: https://www.sonigtchakerian.it/it