INTERVISTA | Soul Island: la terra vista dai cocci

Daniele De Matteis pubblica un primo lavoro solista con il moniker SOUL ISLAND. Si intitola Shards che in inglese significa anche “cocci”… L’intervista di Blog della Musica

Il sottotesto di Shards di SOUL ISLAND rivela questo nichilismo, questo osservare la dissoluzione con una resilienza piuttosto che con una resistenza attiva. E sono composizioni di uno space-pop anni ’90, figlie di quello scenario shoegaze elettronico che ci ricorda il bit ed il quadretto grafico poco definito dei primi computer popolari… così come i volti veduti attraverso lo schermo di un computer, gli amori lontani, i ragazzi figli di questo futuro che conoscono solo la perfezione estetica e non la spiritualità dell’etica… raccoglieremo i “cocci” di questa decadenza inarrestabile. Shards è disponibile anche in vinile. Noi si parla di questo primo lancio, il video di Ocean… ma in rete sbarca anche il secondo estratto, Neon Vision.

Un video decisamente lisergico, computerizzante se mi permetti il termine. Mi ricorda le grafiche degli anni ’80…
Chiaro, sono nato e cresciuto negli anni ’80 ed affascinato dal recupero di certa estetica “informatica”, immagino che David Chambriard abbia compreso e sentito questa dimensione mettendola poi nel video.

Ocean. Che diapositiva, che “pezzo” del mondo è? Quello che resterà o quello che perderemo?
È la mia risposta emotiva ai cambiamenti climatici, ci sono insieme sentimenti di speranza e di perdita, così come il paradosso dell’affettività verso il naturale da parte di un’umanità fortemente tecnologizzata.

Mi colpisce il modo di mettere le voci, in questi arrangiamenti “corali” in un mix poco eccentrico quasi a penalizzarne l’intelligibilità… che scelta rappresenta e che motivo c’è alla base?
La voce in Ocean, così come in tutto il disco, vuole essere tutt’uno con la musica. É stilisticamente distante dai canoni di produzione commerciale e più vicina semmai al post-punk e alla shoegaze, l’alternativo che fu insomma. Più che una scelta, una conseguenza naturale di quello che ascolto e del mondo da cui provengo.

Un esordio… possiamo definirlo così? Che significato dai a questo progetto e che obiettivo ha?
Sicuramente! Shards è il mio primo album solista che segue ad un singolo Mother di qualche tempo fa. È emozionante ed estremamente personale, il canale di sfogo di molte idee che ho covato a lungo e di tante esperienze forti che mi hanno segnato. Non c’è un obiettivo davanti ma una necessità alla radice, non potevo fare a meno di scrivere questi pezzi.

Il futuro digitale. Ma il futuro è digitale secondo te?
Anche ma non solo, come il presente. Quasi tutte le sorgenti di questo disco sono analogiche, di digitale c’è il clock e il midi, la logica quindi. Sintetico ma allo stesso tempo organico. Mi piace pensare che il futuro migliore sia un po’ così, che non metta da parte le esperienze reali, che i sensi della gente continuino a percepire la differenza dalla simulazione, e che entrambe si completino per così dire.

Per questo disco, se non erro, hai usato solo una batteria reale… come mai?
Per Night Shore è stato inevitabile cercare quel drumming. Sapevo di poter contare su Andrea ed il risultato complessivo mi coinvolge tantissimo, una volta aggiunta la batteria il pezzo ha preso una luce tutta nuova, è diventato il paesaggio che volevo. Il resto del disco invece aveva bisogno di suoni diversi da quelli di un drum set acustico, dovevo descrivere degli ambienti interiori e delle suggestioni che sono astratte meglio con drum box e con le mie “dita”. Lo dico col senno di poi, non c’è stata una scelta cosciente e razionale quanto una risposta istintiva a strumenti che mi hanno attratto mentre cercavo.

Info: https://www.youtube.com/channel/UCBTYFDhg4gIvj52-PO-_Q1w

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