INTERVISTA | Stefano Manotti: emozioni e speranza nella sua Musica d’Autore

Stefano Manotti, cantautore, compositore e chitarrista italiano di Parma. A marzo 2021 pubblica il suo primo singolo e da poco ha pubblicato altri due nuovi brani. L’abbiamo intervistato per sapere di più sulla sua musica, su di lui e sul suo modo di intendere il cantautorato e la musica d’Autore

Il cantautore Stefano Manotti nel 2021 entra a far parte dell’Innovatorio di Musica “Your Music Lab”, associazione e programma di scambio internazionale creata da Paolo Schianchi per riunire i maggiori giovani talenti italiani e contemporaneamente pubblica il suo primo singolo dal titolo “Scorte d’amore” con l’etichetta Soulgem Records che ha totalizzato quasi 100mila streaming. Ecco cosa ci ha raccontato…

Ciao Stefano Manotti e benvenuto su Blog della Musica. In poche righe ti puoi presentare ai nostri lettori?

Ciao, grazie dello spazio che mi date. Sono un cantautore e compositore, scrivo canzoni e compongo musica per chitarra e pianoforte. Mi piace oscillare tra questi due mondi, tra la apparente complessità della composizione strumentale e la apparente semplicità della forma canzone.

Ci vuoi raccontare come sono stati i tuoi inizi con la musica? Quando hai iniziato e cosa ha fatto scattare in te quell’interruttore che ti ha fatto poi proseguire in questo cammino?

Ho iniziato a suonare la chitarra a 6 anni, poi le solite esperienze adolescenziali con varie band della zona, fino all’incontro con Paolo Schianchi nel 2014, con il quale mi sono formato come musicista e che mi ha permesso di incontrare artisti internazionali. Scrivo canzoni da due anni, ma ho sempre scritto poesie. La voglia di esprimermi e il bisogno di rompere la mediocrità dell’esistenza attraverso l’arte sono sempre state le motivazioni che mi hanno spinto a continuare.

Contaminazioni e ispirazioni. Stefano Manotti ascolta molto la musica di…?

Le mie principali ispirazioni vengono dalla canzone d’autore del passato, come ogni cantautore che si rispetti: De André , Guccini, Battiato, Vecchioni, Dalla, De Gregori, Tenco , Fossati, Conte. Ma anche cantautori più moderni tra i quali Fabi, Bersani e Brunori Sas.

Stefano, cosa pensi dell’attuale mondo musicale fatto di musica effimera e spesso senza significato?

Siamo arrivati ad un conformismo ed appiattimento musicale dal quale non so se si può scendere ancora più in basso, si può solo risalire. Siamo invasi da musica trappeggiante, da testi banali e superflui. Le mie canzoni a volte vengono sminuite con la scusa di essere novecentesche, ma la modernità deve sempre passare attraverso un legame con il passato, altrimenti si rischia di assistere a quello che stiamo vedendo: una musica fatta di modernità senza radici e che si vanta di essere banale.

Credi che il lavoro di cantautore, quale tu sei, e la musica d’Autore abbiano ancora un senso in tutto questo? Perché?

Io credo che sia di vitale importanza portare avanti ancora la canzone d’autore in questo periodo di impoverimento musicale e culturale, perché in molti rimane la necessità di poesia e profondità , serve solo qualcuno che possa veicolare certi argomenti. Ricevo molti feedback da pubblico e critica che mi spronano a continuare, dicendomi che quello che faccio è prezioso , a riprova del fatto che anche il genere di canzone più autentica può e deve avere uno spazio.

So che ci sono altri musicisti con cui collabori: Come li hai conosciuti e come si è instaurato un rapporto di lavoro artistico e soprattutto di condivisione dello stesso modo di vedere la musica e la vita?

Esatto, per gli ultimi due singoli mi sono avvalso della collaborazione di due grandissimi musicisti italiani, Paolo Schianchi e Giulio Carmassi, che vivono entrambi negli States. Paolo è mio maestro dal 2014, uno tra i migliori chitarristi e musicisti al mondo, ma prima ancora è un amico e una persona incredibile. Con lui condivido la serietà, l’impegno e la missione che stanno dietro a qualsiasi creazione musicale, ha curato la Produzione esecutiva, il Mastering e mi ha dato l’opportunità di registrare le canzoni nel suo fantastico studio Omnia recording Studio a Parma. Nella fase embrionale delle canzoni, abbiamo mandato i provini a Giulio Carmassi, con il quale Paolo è amico da molti anni, affinché curasse la parte degli arrangiamenti. Giulio è anch’egli uno dei più straordinari musicisti a livello internazionale, un polistrumentista incredibile, è stato membro del Pat Metheny Group, a New York è stato anche tastierista della band di Lew Soloff, insieme a Mark Egan, Keith Carlock, Will Lee, Oz Noy, Lou Marini. Attualmente sta scrivendo musica per un film con interpreti Andrea Riseborough, Harry Melling and Demi Moore. Avere avuto il riconoscimento e la stima da parte sua è qualcosa di indescrivibile.

Dove andare e Cercarmi: vuoi parlarci di questi due brani? Dirci di cosa raccontano e qual è il loro significato più nascosto?

Dove andare e Cercarmi hanno una discreta profondità testuale, ma non credo che siano di difficile approccio. Anzi in Dove andare credo di aver cristallizzato il tema della povertà culturale del nostro tempo nell’immagine della “chitarra che non sai suonare”, è una sorta di ritratto neorealista. Alla fine è uno strumento musicale, creatore di arte, che si trasforma molte volte in un oggetto che releghiamo in un angolo. Allo stesso tempo diventa una metafora dell’impossibilità di sviluppare un pensiero creativo nel materialismo in cui siamo gettati.

In Cercarmi invece fornisco una personale risposta a questa impasse: “Non ho bisogno di cercarmi, Mi sveglierò con il respiro delle stelle” significa proprio la consapevolezza che la potenza dell’arte e del sublime, in questo caso declinato nella contemplazione di un fenomeno (in questo c’è molto della teoria Kantiana del sublime) può arrivare senza che la cerchiamo, risvegliare la nostra coscienza sopita dalla quotidianità e farla viaggiare come una luce per mille anni, donandoci una nuova passione. Insomma l’arte salva dalla mediocrità.

Questi due brani faranno parte di un lavoro più ampio, un disco? Come stai progettando il tutto?

Sto lavorando ad un disco che uscirà il prossimo anno, comprenderà le mie tre pubblicazioni, più altre tre o quattro canzoni alle quali sto già lavorando. Con molta probabilità collaborerò ancora con Paolo e Giulio, proporrò una canzone d’autore tra sonorità ambient e arrangiamenti molto curati, con tematiche esistenziali e profonde, quale lo spaesamento e l’alienazione dell’individuo.

Secondo il tuo punto di vista fare un disco oggi ha ancora un senso vista la grande crisi e visto soprattutto il livello di impoverimento culturale e musicale che stiamo vivendo??

Io credo proprio di si, per citare Romain Rolland: “Pessimismo dell’intelligenza e ottimismo della volontà”.

Per chiudere questa interessante chiacchierata: Stefano Manotti quale messaggio vuol portare al Mondo con la sua musica?

Voglio solo far immedesimare quante più persone possibili nelle emozioni che ho vissuto, fornire un personale punto di vista sulla realtà, instillare il dubbio, ma alla fine aprire qualche porta alla speranza.

Ascolta il brano Dove Andare di Stefano Manotti

Social Streaming e Contatti

  • Spotify: https://open.spotify.com/artist/35V1KAmsBQAkbKn4Ezic0z
  • Youtube: https://www.youtube.com/channel/UC7ukEyYefxIFDOEWV0_sD3g
    • Cercami: https://www.youtube.com/watch?v=YdKiOnyWEdw
    • Dove Andare: https://www.youtube.com/watch?v=lfVWh7dMW7I
    • Scorte d’amore: https://www.youtube.com/watch?v=F4n57ezRceo
  • Instagram: https://www.instagram.com/stefano_manotti_