Stefano Risso, fondatore di Solitunes Records racconta in questa intervista come mai ha sentito l’esigenza di creare un’etichetta musicale che permetta agli artisti di esprimersi in assoluta solitudine e libertà…
Tentacoli è il primo titolo di Solitunes Records, di cui sei fondatore. In che modo questo tuo album incarna lo spirito dell’etichetta?
Solitunes indaga il percorso interiore che un musicista segue nella solitaria realizzazione di un disco in solo. Due anni per la realizzazione di questo disco mi danno l’impressione di avere veramente scavato in quel tipo di solco.
Con Federico Marchesano avevamo deciso di provare a staccarci dalle etichette che normalmente impongono all’artista vincoli spesso impegnativi e sempre meno efficaci. Abbiamo incominciato a discutere dell’idea di fondare una label. Ma, come ben sappiamo, il panorama nazionale e internazionale straborda di etichette nuove, vecchie, piccole, grandi, carine, bruttine, di genere o confuse…
Nella discussione, alla quale successivamente si è unito Francesco Busso, è emersa l’esigenza di realizzare qualcosa che realmente non esistesse e che ci desse la possibilità di raccogliere differenti materiali musicali senza perdere identità. Per questo è nata Solitunes (“Solo dischi in solo”). Con l’idea di non porsi nessun limite di genere ma solo di numero: un solo musicista a realizzare l’impresa. Così da distaccarsi in maniera del tutto evidente dall’abituale panorama delle etichette.
Questo nuovo disco è strutturato in due parti. Nella prima, affermi che la composizione è “meno vincolata dal punto di vista formale”: puoi spiegarci di preciso da quali formalismi ti sei svincolato?
Inizialmente volevo fare un disco intero di Musica Residua, ma riascoltando il materiale ho sentito l’esigenza (essendo un instancabile amante della canzone) di brani di cui fossero centrali i parametri di melodia ed armonia. In più, dopo il lavoro fatto con BarberMouse sui Subsonica, mi ero ripromesso di suonare l’ultimo brano del loro disco Eden, canzone stupenda, molto efficace arrangiata per basso solo. Quindi ho inserito i cinque brani (quattro mie composizioni più L’Angelo dei Subsonica) che hanno molti meno paletti a livello di scrittura e produzione.
Per quanto riguarda invece Musica Residua, per realizzarla mi sono imposto molti vincoli in maniera tale di avere un campo di possibilità molto ristretto ed essere costretto ad ottenere un suono coerente. Spesso quando compongo mi impongo dei limiti. Quando il campo è tutto aperto mi è più facile perdere la focalità. Il lavoro diventa una sorta di sfida che rende tutto più stimolante.
La seconda parte di Tentacoli – Musica Residua – è molto interessante: una sorta di aggiornamento del “glitch”, un lavoro ecologico all’insegna della musica riciclata oppure…?
Musica Residua è stato l’elemento da cui sono partito per realizzare Tentacoli. Mi sono chiuso in sala di ripresa e ho cominciato a suonare liberamente, con differenti tecniche, il contrabbasso, sia normale che preparato, spingendo l’acceleratore sulla ricerca timbrica. Poi in fase di postproduzione ho raccolto i suoni sbagliati, nello specifico i suoni che quando sei in studio durante una sessione normale tagli perchè errori. Per fare un paio di esempi: l’arco che si alza dalla corda e involontariamente ne fa vibrare un altra o la corda che vibra sulla tastiera ecc… Ho incominciato ad ordinarli e a provare a farne della musica.
Non volevo però, anche a livello di postproduzione, lasciarmi il campo aperto quindi mi sono imposto il divieto di usare qualsiasi tipo di effettistica, fatta eccezione per i processori di dinamica. Per intenderci solo i puri Files Audio tagliati, senza riverberi, distorsori, delay ecc. Una musica a tutti gli effetti riciclata che non butta nulla ma, al contrario, raccoglie quello che normalmente viene scartato.
Solitamente si considera un “album da solista” quello firmato dal titolare, anche se accompagnato da una band. Tentacoli è un album “da solista solo”: quali sono le potenzialità e quali i limiti di un’operazione così solitaria?
Essere soli fa sì che non si abbia mai motivo di discussione sulle scelte da seguire (eccetto per le discussioni con il proprio inconscio che spesso sono peggio di quelle di gruppo). Si elimina il confronto continuo che è tipico dei gruppi collettivi. Proprio per questo spesso è difficile riuscire a vedere dall’alto la direzione che pian piano il disco sta prendendo. Senza la dovuta distanza si rischia di perdere la lucidità necessaria che fa sì che il disco continui a rappresentarti a lungo negli anni, per cui il controllo continuo lo devi cercare volutamente sforzandoti per arrivare ad una visione che sia allo stesso tempo interna ed esterna. È stata un’esperienza che mi ha insegnato molto.
Con Federico avevamo deciso di non ascoltare reciprocamente i dischi proprio per evitare possibili influenze, anche inconsce. Ad un certo punto però ho sentito l’esigenza di questo ascolto proprio per avere un occhio esterno sul mio viaggio interiore. Così è stato: visti ora, i suoi commenti mi sono risultati molto utili.
Tentacoli è il tuo terzo album da solista, dopo i due volumi di Vocifero: che differenze presenta rispetto ai precedenti?
È vero che è il terzo disco in cui il mio nome risulta in evidenza sulla copertina, ma il mio approccio sui gruppi è cambiato notevolmente negli anni. Gli ultimi dischi che ho pubblicato a nome di gruppi collettivi li sento assolutamente dischi miei e mi rappresentano appieno dal punto di vista artistico.
Chiamare un gruppo BarberMouse, T.R.E., Le Maleteste, EDAQ ed evitare di usare un nome di un componente è una scelta molto netta e precisa. Per farti un esempi, l’ultimo disco di T.R.E. Horo, che vede Stefano Battaglia ospite del trio, pubblicato per A-beat, è un doppio. Il secondo CD contiene tutte improvvisazioni mentre il primo contiene tutte composizioni mie, alla realizzazione delle quali ho dedicato molto tempo. La sessione di registrazione di quel primo CD è stata guidata totalmente da me (così come avevo fatto per Vocifero) ma non per questo ho mai pensato di mettere il mio nome in copertina in maniera più evidente degli altri.
Penso che un gruppo collettivo, se veramente riesce ad essere tale (e non è per nulla facile) abbia a disposizione molta più energia e forza.
Purtroppo per il disco in solo non potevo fare in altro modo: ero io da solo. L’ho fatto proprio un po’ per mettermi alla prova in un nuovo modo di fare musica. Tentacoli e Vocifero hanno degli elementi comuni legati dalla forma-canzone e dalla sua melodia (fatta eccezione per Musica Residua dove, visti i vincoli formali, questi elementi sono marginali). Chiaramente è una visione della forma-canzone che si è evoluta nell’arco di 10 anni, il tempo del mio percorso tra Vocifero e Tentacoli.
Il secondo titolo Solitunes è di Federico Marchesano: che affinità e divergenze ci sono tra di voi? Quali le differenze tra Tentacoli e il suo The Inner Bass?
I nostri dischi sono molto differenti e questo è il bello. Il mio è fortemente prodotto, non c’è nessun pezzo dove un solo contrabbasso si piazza davanti al microfono e suona. È tutto fortemente sovrainciso e postprodotto. Il disco di Federico è decisamente più naturale, ha brani con un solo contrabbasso mentre i brani con overdubs sono già pensati per essere suonati da un solo musicista in un percorso di stratificazione.
Nella sessione di ascolto comune però ci è successo un fatto molto particolare che ha confermato le affinità fra me e lui. Da Tentacoli ho escluso quattro brani registrati in passato senza sovraincisioni perchè, come ho detto, mi pareva si discostassero troppo dall’idea di suono che avevo in mente. In quella sessione di ascolto, arrivati ad ascoltare l’ultimo brano del disco di Federico Mauriblu, ci siamo accorti che era veramente molto simile a uno di quei mie quattro brani esclusi. Bizzarrie che raramente succedono nella vita e che mettono in evidenza un pensiero comune e dalle quali bisogna cercare di raccogliere i maggiori frutti possibili.
Tentacoli si espone anche dal vivo: come sviluppi questo concerto “solista da solo” per contrabbasso?
Ho appena passato un paio di settimane di reclusione in una baita in mezzo al bosco nelle montagne del Canavese cercando di risolvere questo enigma che in partenza sembrava una sorta di Cubo di Rubik senza via d’uscita.
Tentacoli non è composto e pensato per essere suonato dal vivo e quindi ho dovuto fare un gran lavoro per trovare delle soluzioni che mi permettessero di eseguire i brani senza snaturarli totalmente. Ho finalmente trovato differenti soluzioni per ogni brano che mi costringono a portare dal vivo sia la loop station che il computer, ma il risultato finale mi pare mi soddisfi. Il live avrà molti brani di Tentacoli , ma anche musica nuova.
A seconda delle condizioni logistiche che mi troverò ad affrontare proporrò repertori differenti:
1: Il repertorio di Tentacoli in solo;
2: L’esecuzione di alcuni brani nuovi sovraincisi ed il repertorio di Tentacoli in duo con Sara Marasso, bravissima danzatrice con la quale nell’ultimo anno e mezzo abbiamo condiviso un percorso artistico importante e montato numerose performance e spettacoli (EQUILIBRIO RESIDUO);
3: I brani del prossimo disco per Solitunes, che sarà un disco con un solo contrabbasso, senza alcun tipo di sovraincisione, di cui alcuni brani sono già registrati e altri invece sono nuovi, frutto di queste due settimane di lavoro.
4: L’esecuzione in ambienti piccoli, di un’unica sessione di improvvisazione per contrabbasso e contrabbasso preparato in acustico (soluzione che ho scoperto e iniziato a praticare accompagnando sessioni di yoga della durata di un’ora).
In quale punto del manifesto programmatico di Solitunes ti riconosci di più?
Assolutamente in tutti! Il manifesto programmatico, lo dice la parola stessa, non può essere eluso. È un contenitore di ferree regole che devono essere assolutamente rispettate: rigidamente. Abitudine che, come è noto, noi libertari musicisti improvvisatori normalmente pratichiamo!!!
All’operazione Solitunes Records si aggiunge una serie di concerti dal titolo “Solo concerti in solo…” Quando e dove?
Sì esattamente, una opportunità in più per far conoscere questi bravissimi artisti. Il primo dei tre appuntamenti dal vivo Solitunes al KLANG di Torino è il 24 gennaio e inizio proprio io con Equilibrio Residuo (contrabbasso ed elettronica) insieme a Sara Marasso (corpografie). Un incontro senza parole, un dialogo nello spazio tra un musicista e una danzatrice, il pubblico è invitato a seguire suggestioni ed immagini. Gli altri appuntamenti saranno per febbraio con Enrico Negro e La Memoria dell’acqua e infine a marzo con The Inner Bass di Federico Marchesano.
Info: www.stefanorisso.com | www.solitunes.it