Continua l’attività di ricerca che Giancarlo Paola rivolge al genere Canzone esplorando le Villanelle e Canzonette alla Battente. Il Tenore dedica la sua attenzione al repertorio antico e agli strumenti in uso tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600. Fonte principale del progetto è l’IBIMUS (Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese).
Dopo gli Episodi in Musica ambientati all’inizio del Novecento, nell’articolo di oggi vediamo la storia della Villanella e Canzonetta alla Battente.
Nelle ricche corti del tempo musicisti e nobili dilettanti cantano accompagnandosi a qualsivoglia strumento. La musica diventa completamento educativo e il genere musicale interpretato viene chiamato Villanella o Canzonetta.
Negli stessi anni nasce come strumento di corte la Chitarra italiana, detta anche Battente, strumento che si differenzia sia dal Liuto che dalla Chitarra barocca.
Le origini della Villanella
Sul finire del Cinquecento e gli inizi del Seicento, il Rinascimento lascia il passo allo sfarzoso periodo Barocco.
Caduta la distinzione tra lo stile colto e lo stile popolaresco, la musica delle classi inferiori fa il suo ingresso a corte. A cantarla, accompagnandosi con uno strumento, i musicisti di mestiere – diventati professionisti, stipendiati che organizzano concerti, suonano e compongono – e i nobili dilettanti. Il genere musicale che essi interpretano prende il nome di Villanella o Canzonetta, una forma musicale che potremmo definire leggera, opposta ai colti Madrigali e Mottetti di scuola fiamminga tipici di quel periodo. L’origine del nome Villanelle deriverebbe, secondo Ludovico Zacconi – teorico musicale del sedicesimo secolo, coevo di Gioseffo Zarlino – dal canto che fanno le contadine quando che nelle campagne sogliono stare a lavorare.
Musica vocale e strumentale
Si assiste in questi anni alla crescente pratica della musica strumentale, che diventa un linguaggio autonomo. Tutto il repertorio strumentale nasce dalla pratica vocale. La Trascrizione – riadattamento di un brano vocale per strumento – da semplice fattore pratico diventa un nuovo modello d’arte.
La grande diffusione della musica strumentale suscita l’interesse dei dilettanti, anche di estrazione non aristocratica. Aumenta la richiesta di musica scritta con ripercussioni positive per l’editoria. Nasce in questo periodo la stampa a caratteri mobili. Notevole è il lavoro editoriale di Ottaviano Petrucci, che pubblica numerosi manuali strumentali di tutto il patrimonio pseudopopolare polifonico.

La Chitarra italiana o Battente
Agli inizi del 1600 nasce, come strumento di corte, la Chitarra battente.
Per tutto il secolo le élite aristocratiche commissionano chitarre che sono delle vere e proprie opere d’arte. Vengono utilizzati legni pregiati come ebano e sandalo, oltre che preziosi intarsi di madreperla e avorio. Le chitarre sono armate indifferentemente con corde di metallo – ad esempio d’argento – o di budello. I Liutai, artigiani di tali opere, si avventurano in continue sperimentazioni estetiche e tecnologiche. L’utilizzo delle corde di metallo, assieme ad altri accorgimenti costruttivi quali l’attacco delle corde alla fascia inferiore, il ponte mobile e la cassa armonica piegata, diventano nel tempo alcuni dei tratti distintivi della Battente – detta anche Chitarra italiana – che si differenzia così dal Liuto e dalla Chitarra barocca.
Caratteristiche della Villanella
La Canzonetta assume diverse forme, brani simili sono: Frottole, Strambotti, Barzellette, Odi, Sonetti, Canzoni-Madrigali e altre composizioni miste vocali e strumentali. È bene quindi precisare che Napolitane, Villanelle o Arie da un lato, e Canzonette dall’altro sono termini che in questo periodo si equivalgono.
La ripetizione strofica è una delle caratteristiche principali della Villanella. Altri elementi caratterizzanti sono: la prevalenza del trio vocale, la brevità, la tipologia testuale, il soggetto poetico e la natura encomiastica del testo.
Tuttavia, è opportuno non pensare ad una struttura con schemi e norme estetiche prefissate. La sua forma è di natura dinamica, con diversi significati e stili popolari

Villanella alla battente
Le nuove Trascrizioni, oltre ad adattarsi allo strumento utilizzato, soddisfano le esigenze del contesto sociale cui sono destinate, per assecondare il gusto di chi esegue e di chi ascolta.
Al tempo non esiste ancora una codifica specifica di questo o quello strumento, la musica è pensata per qualsivoglia strumento – come viene riportato in numerose stampe dell’epoca – e viene adattata a seconda del mezzo utilizzato. Tra il 1585 e il 1607 nasce la Villanella alla romana, che si ipotizza anticipi l’ascesa della monodia accompagnata. A partire dalla Villanella alla romana infatti, anche se non previsto esplicitamente, diventa pratica comune la sostituzione della voce di basso con uno strumento. Si comincia a fare un ampio uso del termine Aria, che configura quindi la pratica vocale con accompagnamento strumentale.
Testo e prassi esecutiva
Sulla Villanella alla romana – intesa principalmente come forma vocale – regnano ancora ampi margini di indeterminatezza, sia per quanto riguarda la modalità esecutiva e i tratti stilistici che sull’individuazione delle fonti poetiche dei testi intonati.
Questi brani vengono composti per specifiche occasioni esecutive, ma prevedevano tradizionalmente tante performance domestiche.
È consuetudine ricorrere nel testo a continue citazioni. Per questo motivo, è molto importante il gioco di equilibri sociali che generano le dediche poste a monte di ogni brano, mentre assumono un notevole rilievo anche i nomi nascosti nel testo. Si evidenzia nel testo una significativa rottura stilistica rispetto a tutta la produzione cinquecentesca, con un uso più colto del codice poetico.
Temi, toni e linguaggio
La Villanella attraversa diversi contesti sociali e geografie, adattandosi di volta in volta alle esigenze del pubblico. Il suo linguaggio si è impreziosito nel tempo, arricchendosi di petrarchismi che mirano a mostrare la tecnica rimatoria del letterato.
Utilizzata anche sotto forma di Lauda, dimostra che è capace di trasmettere lo stesso messaggio della polifonia sacra, quest’ultima imposta della Controriforma cattolica.
Presentare oggi le Villanelle è, per l’esecutore, puro piacere. Gioia prova invece il pubblico per l’eleganza e la semplicità dei temi. Immutati sono i toni amorosi, convenzionali e garbati di queste composizioni antiche. Velato di un discreto erotismo è invece il linguaggio, raramente realistico, colorito o crudo.
Guida all’Ascolto
Per approfondire ulteriormente la storia della Villanella, si rimanda all’ascolto di: Apertamente dicea la gente, di Enrico Radesca, dal suo Libro Primo di Canzonette, Madrigali e Arie alla romana, andato in stampa nel 1605.
L’esecuzione è del tenore Giancarlo Paola con la Chitarra battente del liutaio Bruno Marzano di Bovalino (RC), costruita nel 2021.
A cura di Giancarlo Paola
Melodie e Racconti
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Fonti
- Villanella Napolitana Canzonetta – Relazioni tra Gasparo Fiorino, compositori calabrese e scuole italiane del Cinquecento. A cura di Maria Paola Borsetta e Annunziato Pugliese. Edito da IBIMUS (Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese).
- Fausto Torrefranca – L’uomo, il suo tempo, la sua opera. A cura di Giuseppe Ferraro e Annunziato Pugliese. Edito da IBIMUS (Istituto di Bibliografia Musicale Calabrese).
- Enrico Radesca – I quattro libri di Canzonette, Madrigali e Arie alla Romana. A cura di Marco Giuliani. Edito da LIM.
- Le corde per chitarra tra il Settecento e l’avvento del Nylon. A cura di Mimmo Peruffo. Articolo pubblicato da Aquila corde armoniche.
- Acciaio e suono. A cura di Carmelo Gaudino. Articolo pubblicato dal Collegio dei Tecnici dell’Acciaio.
- La chitarra battente – metodo base. A cura di Francesco Loccisano e Marcello De Carolis. Edito da Fingerpicking.net.