Streaming online: dove sono le mie Royalties?

Con l’aiuto di Mile Wood e delle sue pillole video eccovi un articolo che ci spiega dove vanno a finire i soldi guadagnati dallo streaming online della nostra musica

Con l’aiuto del produttore e musicista Mile Wood pubblichiamo un articolo sullo Streaming online che ci spiega che fine fanno i nostri guadagni musicali, estratto dalle pillole video del canale Youtube Sound Goodman, che vuole dare delle indicazioni su come muoversi nell’industria musicale 3.0.

Ecco cosa troveremo nell’articolo:

  1. Quanto vale la musica digitale?
  2. Che fine farà il CD?
  3. Il vero problema è l’offerta!
  4. La democratizzazione del mercato.
  5. C’è troppa musica in giro!

Streaming online: quanto vale la musica digitale?

Vi siete mail chiesti a quanto ammonti il fatturato globale generato dalla musica online oggi?

17 miliardi di dollari, è difficile pensare ad una somma tanto grande e per scriverla ci mettereste un po’ di impegno, in ogni caso a tanto ammontano gli introiti derivanti dalla musica digitale lo scorso anno e, in Italia, secondo un rapporto della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) gli utili derivanti dallo streaming hanno superato quelli della vendita dei CD.

Che fine farà il CD?

Dispiace dirlo ma dobbiamo farcene una ragione, il CD è morto. Non se ne vendono più come negli anni ’90 e probabilmente faranno la stessa fine dei DVD. Ovvero non verranno più presi in considerazioni per le indagini ISTAT. Abbiamo le case piene di compact disc e non sappiamo dove ascoltarli perché ormai stanno lentamente scomparendo anche i lettori CD. Il mercato discografico è cambiato molto nel giro di un decennio ed è inevitabile che gli operatori cerchino strade alternative per pubblicare e promuovere musica.

Che fine fanno i miei guadagni dallo streaming? Il vero problema è l’offerta!

Si sta rivolgendo particolare attenzione alle piattaforme digitali. Da parte di un artista o di un produttore la domanda principale è: “che fine hanno fatto i miei soldi?”. Oppure: “ho pubblicato cinque dischi ma i miei ricavi personali nell’ultimo anno sono stati di 3,5€”. Questo solleva un problema di numeri e rapporti tra domanda e offerta. La torta da spartire è troppo piccola per il numero di artisti che pubblicano tutti i giorni. C’è davvero troppa musica rispetto a quanto il mercato non ne richieda.

La democratizzazione del mercato

Tutto questo grazie o a causa di un processo di democratizzazione che ha permesso a chiunque di scaricare la prima versione crackata di Ableton Live, di credersi Diplo e di pubblicare nel giro di due giorni la prima bozza di THUM CHA, THUM THUM CHA, e un rutto in LA diesis. C’è un minestrone di offerta musicale troppo complesso da gestire!

C’è troppa musica in giro!

Solo in Italia, Spotify riceve la bellezza di circa 2500 release a settimana. Vuol dire che ogni mese ci sono circa 10.000 dischi, EP p o singoli che Spotify riceve per la pubblicazione. Per le piattaforme e per i loro inserzionisti, la politica del “buttiamoci dentro di tutto” funzionerà da un punto di vista economico perché qualsiasi canzone, bella o brutta che sia, genererà uno scambio con un’inserzione pubblicitaria. È un concetto che andrebbe disciplinato perché l’eccesso di offerta ha portato ad un abbassamento drastico della qualità globale. C’è tanta carne al fuoco! Quindi, prima di pubblicare qualcosa fatevi una domanda: è davvero il caso di pubblicarla?

A cura di Mile Wood
Produttore Musicale

Social e Contatti Mile Wood

  • https://www.youtube.com/channel/UCOLWUKGNxIjZlF7UE4xlO4A
  • https://hub.linkfy.li/milewood

1 Comment

  1. Luigi Reply

    E’ vero il mercato è saturo, lo possiamo confermare 🙃

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