INTERVISTA | Supersonic Bus e il debutto di una visione

I Supersonic Bus hanno pubblicato il loro primo Ep omonimo che dà la sensazione essere solo un assaggio di quello che questa nuova band veneta con tanta esperienza individuale alle spalle potrà donare in futuro: “Ogni canzone sembra parlare un po’ di noi, di quello che sentiamo e di quello di cui non percepiamo l’esistenza o di quello che se consci potrebbe dare una scossa alle nostre vite”. Ecco cosa ci hanno raccontato in questa intervista

Supersonic Bus è il nome dell’omonima band nata nel 2020 e composta da Giacomo Piatto (chitarrista) e Cristiano Dionello (batterista), Andrea Basso (cantante e tastierista) e Damiano Bizzotto (Basso).

Benvenuti Supersonic Bus. Dalla sezione ritmica a quella melodica sino alla voce è esplicita l’influenza che caratterizza le vostre canzoni. Pensate sia l’unico modo per dare potenza ai messaggi delle vostre canzoni?

Abbiamo sempre lavorato con una produzione “a settori”, ogni componente ha liberamente lavorato sulle sue parti tenendosi un feedback costante con gli altri, cercando sempre una coesione sonora che fosse comunque la risultante dell’influenza di più percorsi musicali, quindi ci sentiamo di definire la nostra musica come “figlia” del rock inglese partendo da Sting e arrivando ai Placebo, con aspetti “retrò” ed un occhio alle nuove influenze elettroniche dell’ambiente.
Detto ciò non abbiamo mai effettivamente cercato un singolo indirizzo musicale o seguito una direzione particolare.

I pezzi che compongono questo EP sembrano dare una sveglia forte o meglio ancora voler rendere consci di quello che siamo nel mondo e quello che ci circonda. Le vostre canzoni sono nate da esperienze di vita vissuta individualmente o dalle storie che hanno caratterizzato la storia contemporanea del mondo?

I brani variano sia da aspetti umani più “semplici” come l’amore e le sue ripercussioni positive/negative, fino a sondare il “senso e valore della vita” della singola persona nel quotidiano rispetto al contesto sociale che ci circonda, a volte ponendo speranze nel futuro per una nuova e ritrovata umanità capace di superare, unita, le più grandi avversità, a volte ponendo in una più ampia prospettiva la vita del singolo rispetto alla società.

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C’è qualcosa di malinconico che ha rischiato di sovrastare le altre emozioni che ben si delineano nelle vostre canzoni?

Andrea Basso, il frontman (nelle sue creazioni soliste) ha sempre posto un preciso mood nei suoi testi (dato le sue reference musicali), ma al contrario del suo personale processo che si basa su una guida emotiva per la creazione dei brani, con i Supersonic Bus (vedasi la prima domanda) c’è stata una stesura completamente ispirata dalla parte strumentale, dopo la sua preparazione, quindi una preparazione più spontanea e libera da “direzioni generali” che imponessero un mood alle creazioni.

L’ep Supersonic Bus è disponibile sulle piattaforme digitali più importanti ma, questa vostra prima creatura, non si è concretizzata fisicamente con un cd. Come mai questa scelta? Pensate che la musica sia ormai solo una questione digitale?

Abbiamo scelto per una distribuzione digitale, per una più facile fruizione anche all’estero delle nostre canzoni, uscendo sia su piattaforma ad abbonamento come Spotify, Tidal, Deezer, iTunes, sia su piattaforme che garantiscono un rapporto più diretto con la band come Bandcamp e Soudreef (dove è anche possibile scaricare le tracce). Non escludiamo la pubblicazione di una versione fisica dell’EP nel prossimo futuro.

Tra gli artisti che hanno caratterizzato le influenze del vostro primo lavoro, c’è una loro canzone che avreste voluto scrivere o che vorreste proporre in un eventuale appuntamento dal vivo?

Ricollegandosi alle precedenti domande, la band non ha mai seguito una direzione o una sola fonte d’ispirazione, ma se dovessimo trovare un brano che trasmette al meglio il mood della band e saremmo contenti portarlo live sarebbe “My Iron Lung” dei Radiohead.

Parliamo della copertina del vostro EP. Una batteria che corre e un microfono, un basso e una chitarra fermi alla fermata dell’autobus. Cosa racconta?

Su nostra richiesta la bravissima l’illustratrice Valentina Basso (@mordiccevale su Instagram) ha ricreato una copertina che riuscisse ad unire e rappresentare i nostri strumenti, la nostra terra d’origine (come band) ed il nostro nome che ha un simpaticissimo aneddoto dietro, ma sarà una storia per una prossima intervista.

Parliamo di futuro. Dopo essere saliti il 5 Marzo sul palco del Rewind cafè di Lonigo in provincia di Vicenza, quanta voglia c’è di far conoscere e far ascoltare la vostra musica dal vivo? Avete qualche appuntamento da segnalare?

L’esordio del 5 Marzo è stata un’ottima prima esperienza e non vediamo l’ora di replicare in altre esibizioni, magari già in questa primavera/estate, stiamo già valutando varie opzioni e non mancheranno aggiornamenti sui nostri social.

Guarda il video Bomb in the meadow dei Supersonic Bus

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