Esordio per il producer calabrese Francesco Saporito che in arte si presenta con il moniker SZLUG e pubblica Protect Us. Ecco l’intervista di Blog della Musica
Un primo singolo per Francesco Saporito in arte SZLUG, prodotto e lanciato in rete con il suggestivo video paesaggistico curato dalla regia di Pasquale Lumare. Si intitola Protect Us, un omaggio al pensiero che nasce da questo futuro industrializzato, da questo perenne edificare omologazione che tende pian piano alla de-contestualizzazione, alla “spersonalizzazione”, rendendo omogeneo e prevedibile ogni luogo. Si parla di luoghi in questo brano, si parla di quell’importante legame che esiste tra l’uomo, le sue radici, la sua tradizione e i luoghi che ne hanno fatto da teatro. Stiamo andando verso una distruzione sociale dell’individualità umana e questo brano strumentale che racchiude a se il sapore artigiano dei suoni world con un occhio al futuro digitale delle nuove trame, porta un titolo importante: Protect Us che penso, a questo punto della descrizione, non serva tradurlo. Lo ascoltiamo ma soprattutto leggiamo le sue risposte per l’intervista a Blog Della Musica:
Mandiamo in onda questo video, questo primo singolo. Che lavoro ci sta anticipando?
Ho in progetto un EP ma non mi do scadenze particolari per ora. Di sicuro c’è in progetto di esplorare una certa estetica sonora che merita di essere indagata più a fondo. La contaminazione sarà il fil rouge che legherà il tutto.
L’uomo contemporaneo, scrivi, sta perdendo i suoi punti di riferimento, i luoghi, gli scenari di un tempo. Non pensi che alla loro desertificazione arrivi invece l’edificazione di altri riferimenti, altri luoghi… altro?
Il rinnovamento è certamente positivo. Però deve essere davvero tale. Io nutro qualche dubbio che ci troviamo davanti ad un processo del genere. Specie in campo culturale. Ci sono ovviamente delle scintille preziose, ma bisogna vedere che impatto avranno. Ad ogni modo poi non mi riferivo ad un tempo preciso: intendo che oggi per quanto il mondo vada veloce, diventa difficile proprio il durare di riferimenti che vengono a crearsi. Per quanto riguarda i luoghi, è vero che si creano nuove scene, mentre altre si consolidano. Ma di quei luoghi che sono “fuori dalla scena” che vogliamo farne?
Questo singolo è decisamente onirico, visionario sicuramente, ma molto personale. Trovi che ognuno possa avere la propria chiave di lettura oppure speri che tutti possano rintracciare la tua?
Io mi auguro che ognuno trovi nel brano qualcosa di suo, che evochi suggestioni personali. Non m’interessa riscontrare la mia stessa chiave di lettura in chi ascolta Protect Us: mi piace pensare che in ogni suono, in ogni melodia ci possa essere qualcosa che risvegli nell’ascoltatore qualcosa di intimo e personale. Perciò si, trovo molto più interessante che ognuno abbia la propria interpretazione del brano.
In generale cosa vorresti che lasciasse l’ascolto di questo singolo?
Essendo un fan di Brian Eno, il mio tentativo è quello di “dipingere” paesaggi sonori. Perciò vorrei che come prima cosa il brano susciti in chi lo ascolta l’immediato riferimento ad uno o diversi luoghi-paesaggi. Mi rendo conto che il tema dei luoghi ritorna, però tutto sommato i luoghi sono un po’ “il set” delle nostre vite. Dove viviamo le esperienze che ci formano, nel bene e nel male. Oltre a questo, spero di essere riuscito nel mio intento di proporre qualcosa di nuovo ed originale, ed aver declinato nel migliore dei modi tutte le mie influenze musicali.
Ci dai qualche anteprima per il disco che arriverà?
Come dicevo, la contaminazione sarà un elemento caratterizzante del EP. I brani potrebbero suonare anche diversi da Protect Us e diversi tra loro. Certo ci sarà sempre un marchio di fabbrica nella scelta stilistica sonora. Ma non mi piace impormi troppe regole. C’è tutto un cosmo di sonorità che attende solo di essere esplorato.