Tapestry di Carole King: l’album capolavoro di una grande songwriter

Compie cinquant’anni Tapestry, l’album con cui Carole King mostrò al mondo come si scrivono gli evergreen. Un disco composto quasi interamente da brani originali, eppure, se scorriamo la track list, leggiamo un tale elenco di capolavori da farlo sembrare un Greatest Hits. Canzoni diventate standard della pop music. Due titoli su tutti: You’ve Got a Friend e A Natural Woman.

Tapestry di Carole King è un disco rimasto nella storia, non solo per i 22 milioni di copie vendute e i quattro Grammy Awards, ma soprattutto perché fu il biglietto da visita di una donna che scriveva canzoni in un mondo artistico interamente coniugato al maschile e perché fu l’album che inaugurò la stagione del cantautorato intimista e minimalista. Vediamone la storia in questo articolo:

  1. Tapestry, un successo trasversale
  2. Una bambina prodigio
  3. Le canzoni
  4. Curiosità
  5. Carole e James insieme dal vivo dopo 37 anni
  6. Conclusione

Tapestry di Carole King: un successo trasversale

Carole King al pianoforte mentre compone
Carole King al lavoro negli studi della A&M (Photo Jim McCrary)

Tapestry resta uno dei dischi più belli e importanti della musica del novecento, con il suo pop di classe, spruzzato di jazz e blues. Un disco che mise d’accordo tutti, perché la musica di Carole King è sinonimo di dolcezza ed emotività. Le atmosfere pacate che emanano dai solchi di quel long playing furono di conforto per la generazione post Vietnam e sono da sempre nel repertorio di musicisti soul, jazz, country e pop.

Le canzoni dell’album non sono state scritte esclusivamente da lei. Tre nacquero dalla collaborazione storica con l’ex marito, Gerry Goffin; due con Toni Stern; mentre altre due erano già state hit di altri artisti, tra cui (You Make Me Feel Like) A Natural Woman, resa celebre nel 1967 da Aretha Franklin e Will You Love Me Tomorrow? dal trio The Shirelles.

Una bambina prodigio

La madre di Carole suonava il piano e questo la avvicinò alla musica da piccolissima. Poi, quando aveva solo quattro anni, i suoi genitori scoprirono che aveva l’orecchio assoluto, che le consentiva di riconoscere una nota solo ascoltandola. Da allora, la madre iniziò a darle regolari lezioni di musica. Ma la sua precocità non si limitò alla musica. La piccola Carole iniziò a frequentare l’asilo all’età di quattro anni e dopo appena un anno fu promossa direttamente alla seconda elementare, per la sua straordinaria abilità con parole e numeri. Un vero genio!

A 17 anni si sposò con Gerry Goffin, autore con lei di tanti successi discografici, perché incinta della sua prima figlia. Nel 1960, a soli diciotto anni, scrisse la bellissima Will You Love Me Tomorrow per le Shirelles, la sua prima hit al numero 1 nella Billboard Hot 100.

«Carole stava solo aspettando il momento giusto per spiccare il volo. Dylan aveva dato il via a un nuovo modo di fare musica, aveva in un certo senso creato la figura del cantautore… per lei era ormai tempo di uscire allo scoperto»
James Taylor

Carole King con i 4 Grammy vinti per Tapestry
Carole King con i 4 Grammy vinti per Tapestry (Photo Jim McCrary)

«James era solito presentare Carole al pubblico come “La leggenda che ha scritto Loco-Motion e Natural Woman” e immediatamente sulle facce della gente si stampava un’espressione di stupore misto a grande ammirazione»
Danny “Kootch” Kortchmar (chitarrista della band di Taylor)

Le canzoni

Copertina dell'album Tapestry di Carole King
La copertina di Tapestry di Carole King (Photo Jim McCrary)

Dall’album Tapestry di Carole King furono estratti due singoli, seppur su un solo 45 giri: It’s Too Late e I Feel the Earth Move, che rimasero cinque settimane al numero uno delle classifiche. Tuttavia, riascoltando il disco, trovo che sette delle dodici canzoni del disco siano diventate evergreen. Per trovare altri album così ricchi di capolavori, bisogna cercarli solo nelle discografie dei grandi del pop-rock, come The Beatles, Elton John o Stevie Wonder. Analizziamo alcuni dei brani più importanti del disco, seguendo l’ordine della tracklist.

I Feel the Earth Move

Secondo il critico musicale Harvey Kubernik, questa è probabilmente la canzone sessualmente più aggressiva dell’album ed anche un’apertura coraggiosa per un disco che esprime poi una personalità intimista. Gli fa eco il critico di AllMusic, Stewart Mason, che la definisce come “il massimo dell’erotismo hippie-chick”. In effetti, il ritmo incalzante della canzone e il testo esprimono un’implicita tensione sessuale.

I Feel the Earth Move fu il lato A del primo singolo estratto da Tapestry e raggiunse il numero uno nella classifica Billboard Hot 100 e vi rimase per cinque settimane consecutive. Mentre, nel Regno Unito si fermò alla sesta posizione. Nella diffusione radiofonica, i disc jockey e gli ascoltatori iniziarono però a preferire il lato B, la più intimista It’s Too Late. Il risultato fu che entrambi vennero considerati lato A.

So Far Away

Questa canzone parla di un amore lontano, non solo fisicamente ma anche emotivamente. Rolling Stone definisce l’interpretazione della King calda e sincera, conferendo in tal modo tristezza all’intero brano. Al piano c’era Carole King, come in tutti i brani, mentre alla chitarra acustica qui troviamo l’amico James Taylor.

It’s Too Late

Il testo di questa canzone è di Toni Stern, la musica della King. Partì come Lato B di I Feel the Earth Move per poi spartirsi, a furor di popolo, il Lato A del 45 giri. Il testo parla della fine di una storia d’amore e i critici percepirono il femminismo implicito nel brano perché era la donna a lasciare l’uomo. Oggi può sembrare banale quest’aspetto, e in effetti lo è, ma cinquant’anni fa questo testo era più avanti rispetto ai temi delle classiche ballad, in cui era sempre la donna a soffrire per essere stata abbandonata, come se il contrario non potesse accadere. Carole King, quindi, cambiava il canovaccio. La tristezza della canzone è enfatizzata dalla tonalità minore e c’è un sotterfugio compositivo: la melodia non risolve sulla tonica, ma sulla mediante. Ovviamente, l’ascoltatore comune non può cogliere questo particolare tecnico, ma percepisce il senso di inconcludenza che questo comunica, alla maniera della fine di una storia d’amore. Toni Stern disse di aver scritto il testo in un solo giorno, dopo la fine della sua storia d’amore con James Taylor. La registrazione del brano vinse un Grammy Award e la canzone è inclusa nelle 500 Greatest Songs of All Time di Rolling Stone.

You’ve Got a Friend

Questa canzone fu incisa simultaneamente da Carole King e James Taylor in due diverse versioni e con musicisti condivisi. La cover di Taylor, inserita nell’album Mud Slide Slim and the Blue Horizon, fu pubblicata come singolo e raggiunse il numero 1 della Billboard Hot 100 e il numero 4 della UK Singles Chart. Entrambe le versioni trionfarono ai Grammy Awards: Taylor come Best Male Pop Vocal Performance, King come Song of the Year. James e Carole hanno cantato insieme You’ve Got a Friend nel 2010 durante il loro Troubadour Reunion Tour, da cui fu tratto un disco bellissimo in cui ci sono i maggiori successi dei due artisti. La canzone parla di un amore universale, fraterno, e dell’importanza di avere un amico in un momento di difficoltà. La musica, invece, si muove tra una tonalità maggiore e minore e sostiene il testo in maniera efficace.

«You’ve Got a Friend era quanto di più vicino alla pura ispirazione che io abbia mai sperimentato. La canzone si è scritta da sola. È scaturita da qualcosa al di fuori di me, attraverso me» Carole King

Lou Adler, Toni Stern e Carole King nell’ufficio del primo nel 1971
Lou Adler, Toni Stern e Carole King nell’ufficio del primo nel 1971. (Photo Jim McCrary)

«Carole mi disse che la canzone era una risposta a un verso di Fire and Rain che diceva: Ho visto momenti solitari in cui non riuscivo a trovare un amico» James Taylor

Will You Love Me Tomorrow?

Questo brano fu scritto da Carole e Gerry Goffin nel 1960 e portato al successo dal trio The  Shirelles, che arrivarono al numero 1 della classifica Billboard Hot 100. La canzone è famosa anche per essere stata la prima di un gruppo di sole ragazze nere a raggiungere il numero uno negli Stati Uniti. La canzone si è classificata al n.126 nella lista di Rolling Stone delle 500 Greatest Songs of All Time, mentre Billboard la mette al 3° posto nella lista delle 100 Greatest Girl Group Songs of All Time.

(You Make Me Feel Like) A Natural Woman

Questa è una canzone monumento, una di quelle con cui si confrontano tutte le cantanti che vogliono mostrare al mondo le proprie doti vocali. Il confronto in questo caso non è con Carole King ma con Aretha Franklin, che per prima ha cantato e portato al successo questo capolavoro nel 1967. La canzone fu scritta proprio per Aretha da Carole e Gerry Goffin, da un’idea del produttore della Atlantic, Jerry Wexler. Come lui stesso racconta nella sua autobiografia, Wexler, stava rimuginando sul concetto di “natural man”, mentre guidava in compagnia di Carole per le strade di New York e a un tratto le gridò che voleva una canzone che parlasse una “natural woman” per il prossimo album di Aretha Franklin. Carole e Gerry, all’epoca marito e moglie, andarono a casa e quella sera stessa scrissero la canzone. Per ringraziare l’amico Wexler per la bella idea, gli riconobbero un credito come autore.

Curiosità su Tapestry di Carole King

Tapestry è uno dei dischi più venduti di sempre, con 10 milioni di copie solo negli Stati Uniti e 22 totali in tutto il mondo. L’81° album più venduto di sempre. Primo in classifica in Australia per 15 settimane e quarto nel Regno Unito. Negli Stati Uniti ha raggiunto le 318 settimane di permanenza nella Chart Billboard 200, che corrispondono a oltre sei anni consecutivi nei dischi più venduti.

Nel 1972 ha vinto quattro Grammy Award: Disco dell’anno per It’s Too Late, Album dell’anno, Miglior interpretazione vocale femminile per Tapestry e Canzone dell’anno per You’ve Got a Friend. Nel 2020, Tapestry si è posizionato al 25° posto nell’elenco dei 500 più grandi album di tutti i tempi per la rivista Rolling Stone.

Carole King oggi al pianoforte
Carole King oggi. (Photo Louise Goffin)

L’album è stato registrato presso lo Studio B della A&M Recording Studios nel gennaio 1971 con il supporto di Joni Mitchell e James Taylor ai cori. Molti dei musicisti presenti nel disco hanno lavorato simultaneamente anche a Mud Slide Slim and the Blue Horizon di Taylor e all’album Blue. La foto di copertina è stata scattata dal fotografo Jim McCrary, nella casa di Laurel Canyon dell’artista. Lei è seduta davanti a una finestra, con in mano un arazzo (da cui il titolo dell’album, Tapestry significa arazzo) che lei stessa aveva cucito e il gatto Telemachus ai suoi piedi.

Carole e James insieme dal vivo dopo 37 anni

Il Troubadour è un music club di Santa Monica (West Hollywood) sorto nel 1957. È diventato un mito nel mondo della musica, perché da lì sono decollate le carriere di molti artisti storici, come i Buffalo Springfield, Jackson Browne, Eagles, Joni Mitchell e il grande successo americano di Elton John.

Per James Taylor e Carole King, il Troubadour è stato più di un club in cui esibirsi. Lì, nel 1971, James conobbe Carly Simon, la sua futura moglie che apriva il concerto di Cat Stevens. Era naturale che il Troubadour festeggiasse i suoi 50 anni con un concerto dei due vecchi amici, che dopo trentasette anni sono tornati sul palco insieme a cantare e testimoniare due carriere incredibili.

Di quel concerto rimane un disco straordinario, che personalmente non mi stanco mai di riascoltare. È fantastico vedere i due amici tornati sul palco in età matura, ripensando alle insicurezze che aveva la giovane Carole nell’esibirsi dal vivo e di come James l’abbia spronata a cantare da sé le proprie canzoni, oppure all’aiuto fraterno che Carole ha dato all’amico in un momento difficile della sua vita. Un live fantastico, reperibile anche con il DVD del concerto.

«James Taylor ha contribuito a definire il profilo artistico del Troubadour, facendolo diventare uno dei più famosi night club degli Stati Uniti. Per intere generazioni queste mura sono state testimoni di una parte importante della storia della musica ed è quindi un grandissimo onore riavere sul nostro palco James e Carole insieme per festeggiare degnamente i nostri primi 50 anni e inaugurare i prossimi» Brian Smith, direttore artistico del Troubadour

James Taylor e Carole King in copertina del disco "Live at the Troubadour"
La copertina del disco “Live at the Troubadour” di James Taylor e Carole King

«La gente si stupisce ripensando a quei tempi e ci chiede cosa si provava a far parte della scena musicale del Troubadour… Ma noi non ne eravamo consapevoli, non avevamo la percezione di essere parte di una scena musicale… Ci eravamo dentro e basta. Certo, ci rendevamo conto che era un ambiente fantastico, in cui ci si aiutava a vicenda e c’era molta collaborazione tra i musicisti: non c’erano problemi di ego o cose del genere, sembrava di partecipare a una jam session infinita» Carole King

 Conclusione

Tapestry di Carole King è un disco stupendo nella sua essenzialità e raffinatezza. Carole non ha più toccato quelle vette creative e sarebbe stato davvero difficile ripetersi a quei livelli. Per me basterebbe dire che è l’album di You’ve Got a Friend per farne una pietra miliare. A James Taylor bastarono pochi secondi per capire che quella canzone rappresentava qualcosa di speciale, un toccasana per tutti i cuori tormentati che cercavano una mano per rialzarsi e tornare a vivere. Forse questa canzone lo è stata, ma limitare l’album a You’ve Got a Friend significherebbe fare un grande torto all’artista e al significato storico di un lavoro immortale.

Se Bob Dylan aprì le porte del cantautorato impegnato, Carole King con Tapestry spalancò quelle del cantautorato femminile, cui si sono iscritte, a ruota negli anni, Joni Mitchell, Carly Simon, Stevie Nicks, Christine McVie, Annie Lennox, Norah Jones, per ricordare qualche nome di donne che hanno scritto, e non solo interpretato, la storia della pop music.

In conclusione, Tapestry è un disco universale e immortale che rinnova la sua magia ad ogni nuovo ascolto. Ci sono delle canzoni che non smettono mai di incantare e ci invitano a ricordare o a riflettere su qualcosa di importante nella nostra vita. Ecco, in questo disco c’è più di una traccia che induce a queste riflessioni e un lavoro del genere non possiamo che definirlo capolavoro. Grazie, Carol, per le emozioni che ci hai regalato.

Carole King e James Taylor eseguono You’ve Got A Friend al Troubadour nel 2010

Fonti

  • Il Dizionario del Pop-Rock 2014 di Enzo Gentile e Alberto Tonti, Zanichelli
  • Il Salvatori 2014 di Dario Salvatori, Edizioni Clichy
  • Il Rock, De Agostini
  • Wikipedia
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