I TEMPI DURI, bella, giovane, fresca band capitanata da Carlo Facchini che vedeva alle chitarre un giovanissimo Cristiano De Andrè…
Parliamo di anni di fuoco e di aria buona per la scena cantautorale italiana. Parliamo del grande Faber, tempi in cui già dettava legge a suo modo. Parliamo della sua label personale – la FaDo Records – che fondò assieme alla moglie Dori Ghezzi. E quindi parliamo dell’unico disco che produsse e che diede alle stampe. Parliamo dei TEMPI DURI: una bella, giovane, fresca band capitanata da Carlo Facchini che vedeva alle chitarre un giovanissimo Cristiano De Andrè. In qualche modo potremmo decantare con loro le radici o parallele manifestazioni di quelli che oggi sono i Nomadi. Quando cioè la canzone d’autore incontra a suo modo di pop e del rock senza mai strafare e senza mai esagerare, nell’uno come nell’altro verso. Un promo grande disco dal titolo “Chiamali Tempi Duri”. Blogdellamusica vi presenta nella sezione video una loro storica apparizione presentata in tv proprio da Faber. Oggi il nuovo disco dal titolo “Canzoni Segrete” che rompe e frantumi un silenzio di oltre 30 anni…senza perdere poesia, passione e quella scanzonata voglia di essere artisti. Ne parliamo proprio con Carlo Facchini:
Tempi Duri. Di nuovo “nostri” dopo oltre 30 anni. Cos’è cambiato?
E’ cambiato tutto: siamo passati dal prevalere della guerra al prevalere della pace.
Siamo passati da un mondo diviso in due blocchi, tenuto in equilibrio da folli investimenti in armamenti e dominato dalla paura, ad un mondo globalizzato, dominato dal mercato, in cui i vasi comunicanti sono entrati in comunicazione. A quel punto cos’è successo?
L’acqua si è livellata, per noi, in basso. Abbiamo perso quota, perché i paesi in via di sviluppo hanno iniziato a venderci i loro beni a prezzi per noi impensabili. E c’è chi regge, mentre noi italiani, non investendo in ricerca, non riusciamo a fare altrettanto con i cinesi.
Occorre dire che, in senso globale, il processo è anche giusto. Non era più ammissibile che un quinto del mondo detenesse da solo i quattro quinti della ricchezza mondiale. E non a caso, in tutto l’occidente, ora la stanno pagando soprattutto le più grandi e più vecchie civiltà decadute, come Italia e Grecia, come Atene e Roma, che vivendo tuttora del ricordo di dispute imperiali, si sono dimenticate di aggiornarsi. Questo è un’enorme problema per le nostre città e le nostre famiglie. Verrebbe voglia di darsi un gran da fare. Il problema è che la mentalità dei vertici è lo specchio di quella della base.
Forse l’unica salvezza per l’uomo della strada arriverà se e quando torneremo ad essere dominati, come abbiamo fatto per la gran parte della nostra storia.
A tirare le arance siamo particolarmente bravi. Mentre di organizzare qualcosa noi risultiamo incapaci. Perché, chiunque governi, più lo mandi su, più lo tiri giù.
E’ proprio questa la “forma mentis” del paese: fare il tifo per uno che è all’opposizione. Poi mandarlo su. Poi diffidarne immediatamente (non dico ” a torto”, ma di fatto avviene così) e ributtarlo giù. In pratica, nessun italiano si fiderebbe di un italiano al governo. E questo cosa significa?
Eravate ragazzi e si sentiva nel vostro impeto di raccontare musica. In questo nuovo disco siete più dolci, sereni e di dettaglio. È questa la maturità?
Direi di sì, certamente. Finché a 20 anni si è preda di quotidiane scariche ormonali e si è alla spasmodica ricerca della propria identità, si imbraccia una chitarra elettrica, si urla contro il cielo e ti scoppiano un sacco di problemi tra vicini e condomini. Spesso ti suonano alla porta i vigili urbani, oppure persone anziane che ti chiedono: ma lei vuole farci morire?
Mentre dopo i 40 anni c’è la svolta. Non si ha più voglia di fare tanto casino. Si prende una chitarra acustica ed inizi a raccontare la vita sottovoce, come Omero.
E imagari scopri che, senza quasi accorgertene, sei diventato un vero musicista, non tanto un cantautore.
“Canzoni Segrete” il titolo del disco. Cioè quelle canzoni che avete tenuto lontano dai media in tutto questo tempo?
Non per tutto questo tempo, però per molto tempo, rispetto ad altri artisti italiani o stranieri. Alcune di queste canzoni sono nate solo da pochi mesi ed immediatamente incise. Poche altre invece appartengono ad anni che furono, ma abbiamo potuto ugualmente prenderle in considerazione, perché se c’è una caratteristica che i Tempi Duri pretendono di avere è quella di essere fuori dal tempo e dalle mode. Inoltre, i Tempi Duri sono tutti persone molto appassionate a quello che fanno, ma a cui di apparire – e qui non c’è nulla da fare – glie ne frega molto meno di tutto il resto. Senza questo motore, capita di stare bene dove si è, si scrive per amore e non su commissione del mercato. A Come persone, a volte escono elegantissimi, ma restano comunque “in canottiera”. Anche nei live, magari si erano portati dei vestiti, ma all’ultimo – per noia, per pigrizia e per sincerità – decidono di non cambiarsi. E, nonostante una formazione di stampo teatrale, decidono di non truccarsi, perché, per quello che hanno da dire ai ragazzi, ogni ruga è una freccia in più. Con questo tipo di scelte, di assoluta normalità e mai politicizzate, essi vanno incontro al proprio destino, qualunque esso sia. E sono ben contenti di condividerlo.
Tempi Duri e Fabrizio De Andrè. Che storia è stata e che storia sarà?
Una storia di amore reciproco, del tipo alunno-maestro per noi 3 e del tipo padre-figlio, ai tempi, per Cristiano. Con tutto il rispetto per lui che ci ha lasciato, devo dire che forse a noi è toccata la parte più facile e a Cristiano la più difficile. Spesso cercava di stimolare il figlio in maniera provocatoria, era un suo modo scomposto di manifestargli amore, ma non sempre si è fatto capire e al mondo esiste sicuramente di meglio. In generale, Cristiano nella vita ha avuto coraggio ed è stato molto bravo.
Dal vivo? Cosa dobbiamo aspettarci?
I pezzi nuovi, i pezzi vecchi e i pezzi futuri, che sono tantissimi. Finché morte non ci separi.
Su Blog Della Musica mostriamo questo video storico in cui proprio Faber vi presentò. Che produttore è stato per voi?
Il produttore ideale. Un uomo intelligente che “capiva tutto”. Un artista in grado di capire altri artisti come nessuno e, nel nostro particolare caso, totalmente privo di quel senso di competizione o gelosia che spesso può inquinare o avvelenare un qualsiasi rapporto tra artisti. Una situazione anomala di amore disinteressato, dovuta a circostanze particolarissime, baciata dalla fortuna e condivisa tra tutti. Finché c’è il vecchio re. Poi, alla caduta di quest’ultimo, si accende la tormenta, scattano meccanismi irrazionali, l’aria diventa irrespirabile e allora si salvi chi può.