The Decline of Western Civilization

The Decline of Western Civilization è una compilation e colonna sonora di un documentario del 1980 diretto da Penelope Spheeris sulla musica punk rock di fine anni ’70. Eccovi la storia del disco in cui troviamo gli X, i Black Flag e molti altri importanti gruppi…

Si diceva solo “Decline”. Ma si intendeva THE DECLINE OF WESTERN CIVILIZATION. Era il titolo di una compilation. Solo più tardi comprendemmo che si trattava di una colonna sonora. Di un film documentario del 1980 che noi, abitanti nella provincia dell’impero, avremmo visto solo dopo diversi anni.

Diretto da Penelope Spheeris, è un fedele reportages sulla scena punk rock di Los Angeles fine anni 70. È documentata la vita e l’ambientazione di quella subcultura, all’epoca ignorata dalla stampa, di quella musica, analizzata nei suoi vari spetti. Il film contiene frammenti di concerti dei maggiori gruppi punk losangelini, interviste con i loro componenti e con i loro fan. Tutto ciò lo apprendemmo dopo, allora, nel 1981 disponevamo solo del disco, pubblicato nel dicembre 1980 dalla Slash Records, (ristampato in CD nel 1990). In copertina, così come nella locandina del film, è raffigurato Darby Crash dei GERMS, che dopo pochi mesi avrebbe abbandonato per sempre questa valle di lacrime a causa di un’overdose.

Il disco The Decline of Western Civilization

Il disco si apre con tre pezzi dei BLACK FLAG: Depression, Revenge, White Minority, violenza compressa in meno di 5 minuti, per poi proseguire con i GERMS e la loro mitica Manimal, l’equilibrio fra il caos e l’innocenza. Già con questi pezzi siamo nella leggenda, ma non paghi ecco giungere Underground Babylon dei CATHOLIC DISCIPLINE, 3 minuti e 41 secondi di strane tastiere e voce al limite dell’autismo. A chiudere il primo lato gli X con tre pezzi, a metà strada fra il rockandroll e la disperazione, Beyond And Back, Johny Hit And Run Paulene, We’re Desperate.

Ci si alza, si gira il disco ed ecco i mitici CIRCLE JERKS con quattro pezzi, uno più tirato dell’altro: Red Tape,Back Against The Wall, I Just Want Some Skank, Beverly Hills. Non c’è nemmeno il tempo di tirare il respiro che arriva una canzone marziana come Gluttony dell’ALICE BAGS BAND, e quindi il gran finale con i più notturni e misteriosi del lotto, i FEAR, che propongono tre loro brani ed esattamente: I Don’t Care About You, I Love Livin’ In The City, Fear Anthem.

Il tutto per poco più di mezzora. Chi poteva immaginare, in quel periodo, che in realtà il documentario durasse oltre un’ora e mezza e che molti altri brani potevano essere ascoltati! Quello che avevamo tra le mani era più che sufficiente per la rivoluzione. Estetica, a suon di anfibi, t-shirt e giubbotti in pelle nera. Etica, che come ci avrebbero insegnato gli HUSKER DU, inizia ogni giorno davanti allo specchio.

Era una rivoluzione vera. Che subiva il fascino di quella che diede i suoi frutti in California. Frutti che preoccuparono in primo luogo le forze dell’ordine losangeline se è vero, come è vero che nello stesso anno della realizzazione del film, il capo della polizia di Los Angeles, Daryl Gates, scrisse una lettera domandando che il film non venisse proiettato nella città californiana.

Ma non si può fermare il vento con le mani. Alcuni ci hanno provato con i manganelli. Facendo tanto male e provocando tanto dolore, ma è stato inutile. Quel vento e quel declino sono giunti, allora sino in Europa, ed oggi li si sente soffiare in ogni angolo del pianeta. Ora magari ci sono nuovi mezzi, più potenti e pervasivi, ma non è questo quello che importa. Mai come in queste occasioni, e quelle che ci sono state prima, e quelle che ci son state poi, e quelle che verranno dopo di noi, mai come in queste occasioni, si diceva il mezzo NON è il messaggio!

Il seguito: The Decline of Western Civilization III

Per dovere di cronaca devo informare che a questo documentario farà seguito The Decline of Western Civilization Part II: The Metal Years del 1988, dedicato alla scena metal e, nel 1998, The Decline of Western Civilization III, sempre di Penelope Spheeris, vincitore al Sundance Film Festival del premio Freedom of Expression. Nonostante le più buone intenzioni, non mi risulta che le colonne sonore dei relativi abbiano provocato quegli incendi delle anime registrati con l’originale “decline”.

Guarda il video di Circle Jerks, Back against the Wall 

Alla prossima, Vittorio

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