INTERVISTA | The Lansbury, forti radici musicali e consapevolezza

Se anche tu è il nuovo singolo di The Lansbury, trio rock alternative proveniente da Torino, con forti radici internazionali a livello di sound ma anche con una grande consapevolezza della realtà circostante, nei testi e anche nelle risposte di questa intervista

The Lansbury, disegno

The Lansbury, disegno

Ciao The Lansbury e grazie di essere qui con Blog della Musica. Dopo Alba avete pubblicato un singolo altrettanto forte ma con un obiettivo più generale. Ci raccontate l’ispirazione di Se anche tu?
Ciao a tutti! Questo pezzo è stato scritto un po’ di tempo fa, pensando ad una condizione in particolare, ovvero quella di chi si trova in un certo senso recluso, estraniato forzatamente dalla sua individuale condizione di essere umano  per riempire un pezzo nel puzzle sociale. Troppo spesso ci sembra che quella in cui viviamo sia una società dove in molti ci pensiamo liberi eppure, con poca resistenza, ci ritroviamo ad accettare molti compromessi. Ci sembra come se alla fine ci fossimo lasciati sopraffare e certe situazioni come il razzismo, la violenza nelle carceri, gli abusi di potere, l’omofobia vengano denunciate, ma solo in una realtà virtuale, rimanendo in attesa di qualcosa di trascendente che cambi le cose. Fortunatamente in questo mese vedremo alcune piazze sfilare grazie alle lotte combattute da chi quei diritti li ha guadagnati anche a costo della vita, però a oggi, di quelle piazze in cui non si mollava un cazzo, ne esistono troppo poche, e spesso anche troppo vuote. La realtà che rischiamo di trovarci di fronte, che a volte già pare essere così, è quella che vede George Floyd solo una notizia di cronaca da far girare per qualche settimana o un morto in un carcere uno che alla fine era lì perché se l’è cercata.

Ci sembra che come generazione si siano interrotte delle riflessioni, forse col tempo ritenute noiose o troppo distanti da noi, e ora ci facciamo passare sopra troppe ingiustizie che ci vengono mostrate come cose di poco conto, piccoli sbagli. Il problema che stando in una posizione di passività rischiano di diventare normalità e in questo paese abbiamo degli esempi, come i decreti Salvini o Salvini bis che, in linea con leggi precedenti come il decreto Minniti, condannano la solidarietà, la libertà al dissenso e aumentano il controllo e gli strumenti di repressione sociale. Come se il problema fosse la privacy e la libertà degli individui e non un sistema che costringe chi cerca di migliorare le proprie condizioni a morire in mezzo al mare o a rinunciare a realizzare i propri sogni perché troppo spesso non si hanno le condizioni per raggiungerli.

Ci si racconta di una società che evolve e vola verso la libertà, che vuole garantire il benessere di tutti e tutte, mentre ci inchioda a casa invogliandoci a consumare per renderci uguali, prevedibili, sorridenti mentre quel benessere rimane distante mostrandoci invece come lo sfruttamento e le diseguaglianze siano il motore del mondo in cui viviamo. Infatti, dalla politica ai media, veniamo bombardati continuamente da illazioni sensazionalistiche in modo da volerci sempre pronti a diffidare dell’estraneo, arrivando a dividere chi davvero ha la forza di cambiare le cose. Per noi son questi i meccanismi che poi portano grandi quantità di persone a ritenere che: chi lotta sia un violento (e qui verrebbe da chiederci in quanti di chi utilizza queste etichette sia stato presente in quelle piazze per avere consapevolezza sulle situazioni); chi arriva dal mare sia un avventore che vuole appropriarsi della nostra cultura (chissà se hanno mai parlato con queste persone definite sempre e solo come clandestini o immigrati, chissà se hanno mai ascoltato le loro storie e hanno mai riflettuto sul ruolo determinate delle nostre società nel creare tutto questo).

Per tutti questi motivi e queste riflessioni, che forse rischiano di farci apparire noiosi, sentiamo l’esigenza di cantare, a volte urlare, che se rinunciamo alla diversità, nostra e altrui, a quella curiosità che ci spinge ad ampliare i nostri orizzonti, al voler conoscere nuove possibilità, nuove condizioni, abbiamo perso tutti. Questo non lo possiamo permettere e dovremmo iniziare un nuovo percorso di consapevolezza che ci portò a riprendere in mano il nostro futuro.

Avete in progetto un video per accompagnare il brano?
Al momento no, ma se troviamo un’idea che piace e realizzabile potremmo pensare di girarlo, o addirittura animarlo. Per ora stiamo pensando al videoclip di un altro brano che sarà all’interno dell’EP.

Mi sembra che i disegni siano una parte importante della vostra proposta artistica. Volete approfondire l’argomento?
No! (Ridono) Abbiamo approfittato del bassista che nella vita è fumettista e illustratore per creare un immaginario disegnato che si accompagni ai pezzi, prima di tutto sulle copertine. L’idea è quella di riuscire a proiettare i contenuti che produciamo in musica anche a livello visivo dando un’unità a tutto il progetto, con la scelta del bianco e nero per esempio. Le copertine dei singoli sono pensate per fissare un’immagine negli occhi degli ascoltatori che possono lasciarsi stimolare dalla parte visiva oltre che dall’ascolto e ci dà la possibilità di essere riconoscibili da un punto di vista “estetico”. Abbiamo pensato di crearci anche degli avatar un po’ per evitare il classico set fotografico e un po’ perché, così facendo, possiamo proiettarci liberamente in situazioni anche estreme (come la città in distruzione di “Se Anche Tu”) che sono un po’ il riflesso dei pezzi. Possiamo vivere dentro il pezzo, ecco. A livello stilistico si fa riferimento a un certo tipo di fumetto con l’intento di creare un contrasto tra il segno, bianco e nero pulito e netto, e il contenuto tematico del pezzo e della musica stessa che invece ha sonorità spesso e volentieri sporche e tendenti al noise.

Voi arrivate da Torino, città sempre ricchissima di proposte musicali. Com’è la scena al momento?
Al momento ci sembra che sia un po’ la stessa situazione per tutti, ovvero che tutto sia congelato, nonostante il caldo, in una situazione ristagnante. Qualcosa si muove sempre, ma con la poca possibilità di fare concerti è anche difficile entrare in una dinamica di “scoperta” soprattutto nel parterre indipendente. Poi forse siamo anche noi ad essere troppo vecchia scuola, ma i gruppi ci piace scoprirli in concerto più che in diretta streaming.

Ascolta Se anche tu di The Lansbury su Spotify

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