STORIA DELLA BOSSA NOVA: Il Tropicalismo e l’esilio in Europa

L’evoluzione della musica brasiliana, dai ’50 ai ’70, fu travolgente. La bossa nova ebbe il merito di far emergere tutta la creatività di un popolo che voleva liberarsi dalle catene della repressione politica. L’ultimo sussulto di questa crescita musicale e culturale, e per certi versi il più rivoluzionario, fu il tropicalismo proveniente da Salvador de Bahia

Continuiamo a raccontare la Storia della Bossa Nova e parliamo oggi del Tropicalismo. Con l’avvento della dittatura militare la situazione in Brasile era diventata particolarmente pericolosa per gli artisti impegnati nel sociale. La migliore soluzione era allontanarsi dal paese, e la meta preferita da molti fu l’Europa. Caetano Veloso e Gilberto Gil si fermarono a Londra, mentre Chico Buarque scelse Roma, così come Vinicius de Moraes.

Tom Jobim, intanto, aveva fortemente rallentato la sua attività in Brasile e viveva maggiormente negli Stati Uniti, dedicandosi alla composizione di colonne sonore.

Il nuovo Governo del paese ammetteva solo i samba da carnevale, quelli buoni solo per ballare e senza contenuti, e le sdolcinate canzoni d’amore. I temi sociali non piacevano al regime, men che meno le denunce delle precarie condizioni di vita del popolo brasiliano o le canzoni di protesta contro le libertà negate. Il Tropicalismo cercò di liberarsi dai bavagli governativi e si ribellò a tutto ciò che era conformato e pilotato.

Chico Buarque in Italia

Chico Buarque

Chico Buarque a Roma, nel 1969. Fonte: Getty Images

Dopo il grave episodio avvenuto nel 1968, Chico Buarque decise di autoesiliarsi in Italia. I militanti del CCC (Comando di Caccia ai Comunisti) avevano attaccato il teatro in cui andava in scena il suo spettacolo, Roda viva, picchiando dodici attori, tra cui sua moglie, Marieta Saverio, e distruggendo l’intera sala. Alla luce di questi fatti, era meglio uscire per un po’ dal paese. Chico aveva già vissuto a Roma, dal 1952 al 1954, perché il padre insegnava presso l’Università romana. Si fermò in Italia per un anno e mezzo, tornando in Brasile nel 1970. Fu durante il periodo italiano che nacque la prima figlia, Silvia.

Un altro dei motivi che gli avevano provocato una forte delusione in patria fu la critica mossa nei suoi confronti da Caetano Veloso e Gilberto Gil, gli ideatori del Tropicalismo, che avevano definito la sua musica “formale e conservatrice”. Fu un colpo basso che lo ferì particolarmente, e la frattura tra di loro si ricompose solo negli anni settanta, peraltro senza lasciare rancori.

In Europa, Chico lavorò con l’amico Toquinho, al seguito di Josephine Baker, e in Italia pubblicò due album: nel 1969, Chico Buarque na Italia, e nel 1970, Per un pugno di samba (con Ennio Morricone). In entrambi i dischi, i testi in italiano furono di Sergio Bardotti, vero e proprio mecenate italiano per gli artisti brasiliani. Inoltre, strinse una grande amicizia con Lucio Dalla, di cui, tornato in Brasile, incise la sua versione di 4/3/1943, dal titolo Minha historia.

Vinicius de Moraes e Toquinho adottati dall’Italia

Chico Buarque e Giuseppe Ungaretti nel 1969, al ristorante “Al Moro” di Roma

Chico Buarque e Giuseppe Ungaretti nel 1969, al ristorante “Al Moro” di Roma, si intravede la testa di Vinicius. Foto: Mario Tursi

Sempre a causa della situazione politica del Brasile, sul finire degli anni sessanta e all’inizio dei settanta, Vinicius de Moraes veniva assiduamente in Italia, e vi soggiornava per lunghi periodi. Durante l’incisione del disco La vita, amico, è l’arte dell’incontro, realizzato con l’amico Sergio Endrigo e il poeta Giuseppe Ungaretti, conobbe e apprezzò l’arte di un giovane chitarrista di São Paulo, Toquinho, con cui nacque una collaborazione artistica destinata a restare nella storia della MPB e, soprattutto, una grande amicizia.

La presenza in Italia dei due, condita da partecipazioni televisive, incisioni di album e collaborazioni con importanti artisti nostrani, aprì la strada alla musica brasiliana nel Belpaese. Vinícius fu conosciuto e apprezzato come poeta quando Giuseppe Ungaretti tradusse in italiano una sua raccolta di liriche. I due si erano già conosciuti nel 1937, durante un soggiorno in Brasile del poeta italiano. L’arte e la simpatia di Vinicius e Toquinho conquistarono il pubblico italiano, che li considerò come suoi artisti, e quell’affetto non è mai più mancato, come testimonia Toquinho con le sue frequenti tournée in Italia.

A vida não è de brincadeira, amigo,

a vida è a arte do encontro.
Embora haja tanto desencontro pela vida
hà sempre uma mulher a sua espera
com os olhos cheios de carinho
e as mãos cheias de perdão.
Ponha um pouco de amor na sua vida

La vita non è un gioco, amico,

la vita è l’arte dell’incontro.
Malgrado ci siano tanti disaccordi nella vita
c’è sempre una donna che ti aspetta
con gli occhi pieni d’affetto
le mani piene di perdono.
Metti un poco d’amore nella tua vita

Vinicius de Moraes – Samba da Benção

Toquinho, Ornella Vanoni e Vinicius de Moraes

Toquinho, Ornella Vanoni e Vinicius de Moraes durante la registrazione del loro album. Fonte: www.last.fm

Nel 1969, Vinicius registrò il suo primo album in italiano, il già citato La vita, amico, è l’arte dell’incontro, con la partecipazione di Sergio Endrigo, Ungaretti che recitava alcune delle poesie da lui tradotte e Toquinho alla chitarra. Seguirono gli album Per vivere un grande amore nel 1971, O poeta e o violão nel 1975 con Toquinho, cantato in brasiliano ma registrato a Milano e, soprattutto, La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria nel 1976, in trio con Ornella Vanoni e Toquinho. Quest’ultimo disco rappresenta forse il momento più alto della musica brasiliana trapiantata in Italia. Una selezione di grandi classici della bossa nova tradotti in italiano da Sergio Bardotti, punto di riferimento per gli artisti brasiliani che vivevano qui da noi, e con tutti i protagonisti in stato di grazia. Un capolavoro.

L’Italia era il paese scelto da Chico per l’esilio, e mi invitò a seguirlo. Suonammo alla Bussola di Viareggio, poi il nostro produttore ci inserì nello spettacolo di Josephine Baker. 35 concerti in tutta Italia, da nord a sud. Quando sono tornato in Brasile, ho lasciato a Chico un tema senza testo. Prima di salire sull’aereo, lui mi diede un foglio con quattro versi. Due anni dopo nacque “Samba de Orly”, scritta anche con Vinicius. Orly era l’aeroporto in cui sbarcava la maggioranza dei brasiliani perseguitati dal regime militare. Sergio Endrigo nel 1969 mi invitò a partecipare alla registrazione dell’album in onore di Vinicius, “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, ed è stato grazie a quel disco che Vinicius mi ha poi chiamato a lavorare con lui. Considero l’Italia come la mia seconda patria. Le mie origini sono italiane da parte di madre e padre. Da voi mi sento bene, tra amici, in una terra calda e molto familiare.

Toquinho

Leone Piccioni, Maria Creuza, Sergio Endrigo, Vinicius de Moraes e Toquinho

Leone Piccioni, Maria Creuza, Sergio Endrigo, Vinicius de Moraes e Toquinho a Milano nel dicembre 1972. Fonte: www.corriere.it

Il Tropicalismo

Sul finire degli anni ’60, una nuova rivoluzione stava per scuotere la musica e la cultura brasiliana: il Tropicalismo. Movimento musicale figlio della bossa nova, ma non di Rio de Janeiro, perché questo movimento nacque a Salvador de Bahia. Tropicalia era la terra immaginata da Caetano Veloso e Gilberto Gil, nella quale si fondevano ritmi, suoni, colori e culture dell’America Latina. Un cocktail sudamericano contaminato dalla musica anglosassone e nordamericana, che mescolava il passato e il presente.

Il Tropicalismo si proponeva, quindi, come la nuova grande ricetta brasiliana dopo la bossa nova, anche se non ebbe lo stesso impatto travolgente del jazz samba, specie a livello internazionale. Ebbe però il merito di mostrare al Brasile che esistevano altre strade musicali e che non tutto doveva necessariamente partire dal samba.

Il tropicalismo fu un movimento di breve durata, durò solo dal 1967 al 1969, ma lasciò un segno indelebile nelle nuove generazioni di musicisti brasiliani, prova ne sia che ancora oggi ne scriviamo. Rappresentava il moderno che sposava la tradizione, ma senza spazzarla via. Erano gli anni dei figli dei fiori e della contestazione studentesca, e quattro giovani di Bahia sognavano di cambiare il mondo partendo dalla musica, i loro nomi oggi sono nel mito della MPB: Caetano Veloso, Gilberto Gil, Maria Bethania e Gal Costa.

Eravamo una mitragliatrice nella vita intellettuale del paese, figli ribelli della bossa nova. E come tutti i figli ribelli, abbiamo preso dai padri solo il meglio.

Caetano Veloso

Caetano Veloso e Gilberto Gil - Tropicalia

Caetano Veloso e Gilberto Gil al tempo di Tropicalia. Foto: www.matrixonline.net

Eppure, il primo impatto di Veloso con il pubblico dei festival gli valse solo bordate di fischi. Il suo brano, Alegria, Alegria, era troppo rock per i gusti brasiliani di quei tempi, ma i ragazzi di Bahia decisero di non demordere, e mischiarono insieme rock, samba, bossa nova, Beatles, sacro e profano. Il nuovo brano del 1968, È prohibido proibir, ancora non piacque al pubblico dei festival, ma Caetano fece un discorso contro l’intolleranza che colpì nel segno. Quei ragazzi volevano cambiare il mondo.

Non sono un buon nero che canta il samba, non sono un nero che conosce realmente il suo posto, come dicono i dittatori bianchi. Non so qual è il mio posto e non sto in nessun posto.

Gilberto Gil

Gli artisti del Tropicalismo

Oltre ai fondatori del Tropicalismo, Caetano Veloso e Gilberto Gil, aderirono al movimento tanti altri giovani artisti, tutti destinati a diventare stelle della MPB: Maria Bethânia, sorella di Caetano, Gal Costa, Tom Zé, Os Mutantes con Rita Lee, Jorge Ben, Torquato Neto, e, sorprendentemente, Nara Leão, già musa della bossa nova. Quei ragazzi sognavano un Brasile diverso, libero dall’oppressione della dittatura. La collocazione politica di Veloso e Gil era ovviamente di protesta, e ciò gli provocò la persecuzione da parte della censura, e le loro canzoni furono frequentemente tagliate, se non addirittura proibite. A causa del terribile Ato Institucional n.5 (di cui ho parlato nel precedente articolo), i due, nel 1968, trascorsero diversi mesi in prigione per “attività anti-governative”, per poi andare in esilio. Scelsero Londra, la città dei Beatles.

Intanto, gli altri tropicalisti prendevano strade diverse: Gal Costa e Maria Bethania si preparavano a diventare stelle di prima grandezza a livello internazionale, Jorge Ben sceglieva strade più facili che lo avrebbero condotto al successo commerciale, e Rita Lee non tradiva la sua vena rock.

Alcuni artisti del movimento del Tropicalismo

Alcuni artisti del movimento del Tropicalismo. Jorge Ben, Caetano Veloso, Gilberto Gil, Rita Lee, Gal Costa, e in basso i componenti del gruppo Os Mutantes. Fonte: zonacurva

Conclusione

Chico Buarque e Vinicius in Italia, Caetano Veloso e Gilberto Gil in Inghilterra, Tom Jobim negli Stati Uniti, molti altri in Francia, così il governo dei militari mise a tacere i musicisti e gli intellettuali. Gli anni ’60 brasiliani volsero al termine con uno spirito ben diverso dall’immagine data al mondo dalla ragazza di Ipanema. Non più belle donne e spiagge tropicali, canzoni d’amore e notti carioca, ma terrore e repressione. Ciò che di positivo restò di quegli anni fu il forte legame che unì il Brasile all’Europa. Da allora, il vecchio continente non abbandonò mai più la MPB.

Gli anni ’70 prepararono la strada alla nuova generazione della MPB, quella di Djavan, Marisa Monte, Adriana Calcanhotto, Carlinhos Brown, mentre Tom Jobim ci regalava l’ultimo grandissimo capolavoro della bossa nova, Aguas de Março, e Chico Buarque scriveva l’inno dell’amore controverso e inequivocabile, O Que Será?

Proverò a raccontarvi anche l’ultima parte di questa breve storia della bossa nova.

Discografia consigliata

Copertina del disco La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria

La copertina del disco La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria

La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria di Ornella Vanoni, Vinicius de Moraes e Toquinho, CGD, 1976

Questo è un concept album, in cui a brani classici della bossa nova tradotti in italiano si alternano poesie interpretate da Vinicius, spesso senza soluzione di continuità. Fra i tre artisti si crea un’alchimia unica. Gli arrangiamenti sono scarni, come pretende la vera bossa nova, la chitarra di Toquinho è lo strumento portante, Vinicius è l’interprete narrante, e la voce della Vanoni è praticamente perfetta, satura di quella classe indispensabile per un genere così raffinato. I testi e la produzione di Sergio Bardotti mettono il sigillo a uno dei dischi più belli della bossa nova, seppur cantato in italiano. Andrebbe citata l’intera track-list del disco, ma voglio almeno ricordare La voglia la pazzia, Samba della rosa e Samba in preludio. L’album è nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo la rivista Rolling Stones Italia, alla posizione numero 76.

Copertina del disco Tropicália

La copertina del disco Tropicália: ou Panis et Circencis

Tropicália: ou Panis et Circencis di AA.VV., Philips Records/Universal Music Group, 1968

Questo disco è considerato il manifesto del Tropicalismo. Vi presero parte molti degli artisti collegati al movimento. Non potevano mancare i teorizzatori, Caetano Veloso e Gilberto Gil, cui si aggiunsero Gal Costa, Tom Zé, Rita Lee e Os Mutantes, e la sorprendente Nara Leão. Il progetto fu fortemente influenzato dal disco Sgt. Pepper’s lonely hearts club band dei Beatles, uscito l’anno precedente, e considerato un punto di riferimento per tutti gli artisti del novecento. Tropicalia ou panis et circencis è un buon disco, ma non uno dei migliori della musica brasiliana, la sua importanza sta nel fatto che certifica l’innovazione culturale dei tropicalisti, ed è oggi considerato un punto fermo della MPB, perché fu un mix tra tradizione e modernismo con evidenti riferimenti alla swinging london di quegli anni. Tra i brani, cito Coração materno, Baby e Lindonéia.

Leggi gli altri articoli su
Storia della Bossa Nova e Musica Brasiliana

Fonti

  • Antonio Carlos Jobim Una Biografia di Sérgio Cabral, Casa dei Libri Editore
  • Chega de saudade storia e storie della bossa nova di Ruy Castro, Angelica Editore
  • Il popolo del Samba di Gildo De Stefano, Rai Eri
  • La Storia della Musica Latino Americana di AA.VV., Hobby & Work
  • Musiche dal Mondo. Atlante sonoro della World Music di AA.VV., Fabbri Editori
  • Musica Brasiliana di Roberto Valentino e Raffaello Carabini, Editrice New Sounds srl
  • La musica bisestile. Giorno 271. Stan Getz & Astrud Gilberto di Paolo Fusi su www.glistatigenerali.com
  • diariodorio.com
  • Wikipedia

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