Intrecciando testi introspettivi con melodie irresistibili, VANESSA PETERS è in uscita con un nuovo album. Il primo singolo estratto si intitola Crazymaker. Abbiamo incontrato l’artista e le abbiamo rivolto alcune domande
VANESSA PETERS ha pubblicato un album dopo l’altro di gemme folk/rock ben realizzate per più di un decennio. Si è esibita in migliaia di concerti negli Stati Uniti e in Europa e aperto ad artisti tra cui Josh Rouse, 10.000 Maniacs, John Oates, Matthew Sweet, Ben Ottewell e Horse Feathers. Con “Foxhole Prayers” ha ottenuto una brillante recensione MOJO a 4 stelle, oltre a diversi inviti ad esibirsi al NPR’s Mountain Stage, 30A, e al Nashville’s Americana Fest
Benvenuta Vanessa Peters sulle pagine del Blog Della Musica! Partiamo dal titolo di tuo nuovo lavoro Modern Age, in uscita il prossimo 23 aprile. Come mai questa scelta? A cosa vuoi fare riferimento esattamente e come funziona, secondo te, questa era moderna in cui viviamo?
É una storia lunga… il brano che dà il titolo all’album è nato un po’ come canzone di protesta… I proprietari della “mia” squadra di baseball (Texas Rangers) hanno deciso qualche anno fa di abbandonare lo stadio “vecchio” dopo soltanto 25 anni di utilizzo, perché ne volevano costruire uno nuovo con aria condizionata. É vero che l’estate in Texas è davvero torrida, ma caspita… mi sembrava una follia enorme, uno spreco incredibile di soldi, di energia… insomma, ero triste e anche arrabbiata quando hanno annunciato questo progetto. La prima bozza della canzone parlava proprio dello stadio, del baseball, ma poi piano piano ho modificato il testo per essere più universale, per parlare dello stesso spreco e distruzione, ma a livello globale.
Passando alle undici canzoni che compongono questo album, come sono nate? Raccontaci come funziona il tuo processo creativo e il tuo songwriting. Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Erano passati ormai 2-3 anni da quando avevamo registrato l’album precedente, quindi avevo già pronte diverse canzoni che volevo provare ad arrangiare con la band. Eravamo in tournée in Europa a novembre 2019, e nei day off, abbiamo registrato dei demo con il nostro “pop-up studio.” Il nostro produttore, Rip Rowan (anche il batterista nella band e anche mio marito) è sempre pronto a registrare in qualsiasi momento, viaggia con tanti microfoni e cose varie… quindi siccome avevamo questi giorni liberi tra i concerti, abbiamo cercato di sfruttare tutto il tempo in più in maniera costruttiva.
Eravamo felici dei demo, e quindi abbiamo deciso di andare in Texas con la band per fare l’album là, con un produttore che conosciamo bene, in uno studio favoloso. Abbiamo raccolto dei fondi tramite Kickstarter ed eravamo pronti. Saremmo partiti alla fine di marzo 2020… ma sappiamo tutti com’è’ andata a finire questa storia. Frontiere chiuse, mondo chiuso… abbiamo dovuto ripensare a tutto. Nel frattempo ho continuato a scrivere, e quando finalmente abbiamo potuto ritrovarci tutti quanti insieme – che felicità! – avevo una ventina di brani su cui lavorare. Abbiamo cominciato dai demo registrati in Olanda e Germania, e da lì la strada da prendere – quella più rock e meno malinconica – è stata abbastanza evidente.
Queste undici canzoni sono quelle che “vivono” meglio insieme… io ancora sono dell’idea che gli album vadano costruiti da brani che stanno bene insieme, non solo una collezione random di più singoli. Probabilmente sono ‘alla vecchia maniera’. 🙂
A livello di sound, cosa hai ricercato e come si distingue Modern Age dal precedente Foxhole Prayers, fortemente acclamato dalla critica?
Quest’album è molto più rock. Foxhole Prayers era pieno di pezzi bellissimi ma anche in fondo abbastanza tristi e malinconici. Con Modern Age volevamo cercare di arrangiare i brani in modo tale di poter creare un album più divertente, più leggero. I testi delle canzoni sono sempre ricercati, ma le melodie e gli arrangiamenti sono più vivaci, più rock, più adatti per viaggi on the road (che spero di poter fare molto presto). E poi comunque sono sempre brani molto “Vanessa Peters” – il sound magari è appunto, più moderno, ma non è alla fine super diverso da altri dischi miei tipo “Little Films” and “The Burn The Truth The Lies.” Mi piace creare mood diversi con ogni album… non ho mai capito perché i critici vogliano che faccia sempre lo stesso album. 🙂
Il primo singolo Crazymaker è uscito il 5 marzo 2021. Come mai hai scelto proprio questo brano per anticipare il tuo nuovo album? Qual è la storia dietro questa canzone?
Alla fine delle recording sessions, avevamo 17-18 brani pronti/semi-pronti per l’album. Abbiamo chiesto l’opinione di alcuni dei nostri amici (tutti produttori/musicisti) su quale brano avrebbero scelto come singolo…. E “Crazymaker” è stato uno dei pezzi che tutti hanno scelto. Per noi era lampante Crazymaker come primo singolo. É pieno di energia, non è troppo lungo, ed è molto orecchiabile… Insomma, ben adatto per il “Modern Age” in cui viviamo, in cui nessuno ha molta attenzione da prestare ad una singola cosa… siamo tutti molto distratti dai telefoni, dalle notizie, da Facebook, dal virus… insomma, ci voleva un brano diretto che poteva catturare l’attenzione degli ascoltatori, almeno per 3 minuti e mezzo. 🙂
Oltre a questo lavoro in studio, quali altri progetti hai in vista per questo 2021?
Probabilmente riprenderemo i brani che non abbiamo finito di registrare per Modern Age. C’erano diversi pezzi troppo “folk/cantautorali” per essere inseriti in questo disco che comunque, secondo noi, meritano di essere registrati e presentati tutti insieme, più avanti. E poi spero vivamente di poter fare qualche concerto quest’estate, ma per ora è tutto così imprevedibile. Bisogna avere tanta pazienza in questo mondo moderno… Grazie mille Blog Della Musica!
Guarda il video di Crazymaker di Vanessa Peters
Social e Contatti
- Website: www.vanessapeters.com
- Facebook: www.facebook.com/vanessapeters.music
- Instagram: www.instagram.com/vanessa_peters