INTERVISTA | Vincenzo Danise, lo scugnizzo del jazz

Il pianista jazz napoletano Vincenzo Danise torna con un nuovo disco piano solo intitolato Ajayõ – Vuless’ ‘o ‘Cielo. Oggi Vincenzo è ospite sulle pagine del nostro Blog della Musica per rispondere a qualche domanda

Benvenuto Vincenzo Danise, raccontaci un po’ chi sei e come è nata la tua passione per il pianoforte?
Senza dubbio la mia passione per il pianoforte è nata in famiglia, ascoltai la prima volta, o meglio sentii, il suono del pianoforte grazie ad un mio cugino lontano che studiava musica classica e in quel momento fu colpo di fulmine a ciel sereno.

Cosa significa il titolo del album: Ajayõ – Vuless’ ‘o ‘Cielo?
Ajayô, in napoletano “Vuless o Cielo”, è un’espressione afrobrasiliana che significa un soffio di saluto a Oxalá” ed è spesso pronunciato in un senso simile all’espressione “se Dio vuole” o “speriamo”. E quindi, Ajayò – Vuless’ o cielo’ potremmo tornare ad abbracciarci, uomo e uomo, donna e donna, religioni diverse, culture diverse, divinità diverse, vestiti diversi, ovviamente in questo momento particolare in cui la distanza sociale è imposta dalla necessità di evitare contagi, il significato diventa più forte”.

Il tuo nuovo disco è una sorta di raccolta antologica composta da 11 brani che mescola insieme brani tradizionali di svariate parti del mondo come la napoletana “Torna Maggio” o la messicana “Llorona” con pezzi inediti come Tango Mediterraneo. Come è nata questa scelta e di cosa parla quest’ultimo brano?
Semplicemente ho voluto inserire dei brani a cui sono molto legato umanamente. “Torna Maggio” è un classico napoletano tra i più celebri e far parte della mia tradizione essendo un napoletano DOC, così come “La Llorona” che è un brano folk messicano sono legato perché il Messico ha un posto importante nel mio cuore e “Tango Mediterraneo” è dedicato a tutti coloro (artisti, filosofi, giocatori etc.) che hanno contribuito a divulgare la bellezza straordinaria della città Napoli, come Pino Daniele, Luciano De Crescenzo, Massimo Troisi, Eduardo De Filippo, Digo Armando Maradona e tutti gli altri.

Fare un disco piano solo di questi tempi è una scelta coraggiosa, cosa significa per te fare musica?
Ma in realtà la scelta di fare in piano solo nasce dall’esigenza di creare un contatto diretto e interattivo con il pubblico, il mio concerto non è puramente un modo per dimostrare quanto sono bravo ma è un modo per smuovere una serie di emozioni mentali, corporali, di pancia, di totale condivisione e in piano solo è più facile gestire tutto.

A giugno partirai per una tournée di sei date in Messico, hai in programma date anche in Italia?
Per ora mi godo il Messico, l’Italia è un paese per “baroni e arrivisti”, quando cambieranno le cose forse ritornerò a suonare anche in Italia.

In passato hai suonato anche in Brasile e in Argentina. Secondo te c’è un motivo per cui talenti come il tuo sono destinati ad andare all’estero per essere riconosciuti come tali?
Il destino non esiste a mio avviso, lo crei con le tu mani. Tutto accade perché noi desideriamo e pensiamo di farlo accadere, bisogna stare attenti a quello che si pensa. Una frase che ho ideato qualche anno fa e mi dà la forza di re-esistere è la seguente: “Il tesoro è nelle tue mani, non cercarlo altrove” (sì, è mia questa frase).

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali?
Ce ne sono tanti, dalla musica classica, al jazz, alla musica popolare napoletana, alla tarantella, alla musica cubana, quella messicana. Insomma, amo imparare molti linguaggi per poi creare una commistione.

C’è un brano di Ajayõ – Vuless’ ‘o ‘Cielo a in cui si può riconoscere maggiormente Vincenzo Danise?
In realtà no, tutti hanno un po’ di me.

A chiudere il tuo ultimo lavoro è “Ninnanannaninnanoè” una canzone in napoletano scritta da Pino Daniele, come mai hai scelto proprio questo brano?
Che dire, il testo è familiare a tutti i napoletani che hanno avuto la fortuna di avere dei nonni che per farti addormentare ti raccontavano una sorta di storiella, diventato il testo del brano di Pino pur leggermente modificato:

E strigneme ‘e dete, e strigneme ‘e dete Sempe cchiù forte Si vene ‘o mammone, e si vene ‘o mammone Chiudimmo ‘a porta

Grazie Vincenzo Danise del tuo tempo dedicato a Blog della Musica.

Ascolta il disco Ajayõ – Vuless’ ‘o ‘Cielo di Vincenzo Danise su Spotify

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