INTERVISTA | Il maestro Stefano Bagnoli ci racconta “We kids quintet”

Abbiamo conversato con il maestro delle arti percussive Stefano Bagnoli sul progetto We Kids e il nuovo disco pubblicato dal titolo We Kids Quintet, Ecco cosa ci ha raccontato in questa bella intervista

Ciao Stefano. Per prima cosa grazie per il tuo tempo, è un piacere poterti rivolgere alcune domande. Ci incontriamo in occasione dell’uscita di We kids quintet, il nuovo disco del tuo progetto We kids. Partiamo da qui. Come e perché nasce il progetto “We kids”?
Il tempo per le interviste lo trovo sempre! e poi non è che sia particolarmente impegnato…. dato il periodo! Il primo We Kids Trio nasce nel 2012 con due sedicenni siciliani conosciuti ad un concorso di giovani talenti in quella regione (Francesco Patti e Giuseppe Cucchiara). Era da tempo che tentavo di costituire un mio progetto senza avere tuttavia un’idea precisa fintanto che un giorno, osservando l’ambiente che mi circondava e i mille tentativi che molti colleghi escogitavano per emergere, ho deciso che avrei categoricamente evitato di formare un gruppo accattivante con colleghi noti e blasonati optando per quello che poi
si è dimostrato un buon istinto da talent scout! Con il primo We Kids abbiamo registrato tre dischi e siamo cresciuti insieme, io come leader e “padre” e i kids come musicisti indipendenti che girano il
mondo ormai da anni.

Negli anni “We kids” ha accolto un numero crescente di giovani talenti del Jazz, trasformandosi e plasmando la propria forma sonora ad ogni disco. Siete partiti come trio ed ora vi ripresentate come quintetto. Assodato tu sia un ottimo talent scout, come scegli i tuoi giovani compagni di viaggio?
We Kids rimane di fatto un trio che da qualche anno è stabile con Giuseppe Vitale al piano e Stefano Zambon al basso tuttavia è bello ricordare il precedente contatto con i fratelli Cutello che conobbi sempre in Sicilia quando avevano dieci anni ciascuno! Registrai il loro primo disco anni fa in quintetto con ospite Gegè Telesforo dopodichè ci perdemmo di vista. E’ stato Mario Caccia a progettare questo quintetto su disco coinvolgendomi in quanto figura “paterna” dei quattro giovani talenti (o come vecchio rimbambito in mezzo a dei mocciosi, fate voi…così anche gli invidiosi sono appagati!). Di talenti ne ho visti tanti ma per ragioni
pratiche non avrei mai potuto formare una big band. Di solito scatta l’istinto e un’idea comune sulla musica da plasmare. E’ pur vero che avendo a che fare con talenti acerbi potrei sbagliare la scelta ma per ora ho sempre centrato l’obbiettivo! Forse perchè anch’io ho cominciato molto giovane e ho plasmato l’esperienza musicale con musicisti già consolidati che hanno visto in me una scultura grezza da rifinire.

Entriamo nel dettaglio degli altri “kids”. Stefano Zambon, Giuseppe Vitale, Matteo e Giovanni Cutello. Puoi raccontarci qualche cosa di loro?
Zambon è l’unico che non ho conosciuto ad un concorso bensì per un’emergenza per la quale chiesi a Giuseppe Vitale (ufficialmente ingaggiato da poco nel nuovo We Kids) se conoscesse un giovane bassista da chiamare al volo. L’emergenza era il concerto nel parco del Castello Sforzesco a Milano per l’annuale raccolta fondi per i terremotati dell’Aquila organizzato da Paolo Fresu. Il mio precedente bassista, Cucchiara, abitava ormai da tempo a Boston e ci fu un problema imprevisto con i voli per cui arrivò Zambon da Sesto San Giovanni: “ciao, piacere, suoniamo questo e quest’altro; questo brano inizia così e questo lo facciamo cosà” e senza provare una nota, buttai allo sbaraglio il nuovo We Kids trio ad un evento nazionale con migliaia di persone ad ascoltare oltre a molti altri musicisti importanti invitati all’evento. Un debutto  adrenalinico che decise il futuro del nuovo trio! Come raccontavo poc’anzi Giuseppe, Matteo e Giovanni li conobbi in Sicilia e ovviamente, tra i tanti giovani talenti che meriterebbero attenzione, Giuseppe fu il prescelto mentre i Cutello brothers fecero la loro strada (America compresa) per poi rincontrarci tutti in studio per questo We Kids Quintet.

Passiamo al disco We Kids Quintet. Non vogliamo farne una recensione, ma capire insieme a te come è nato. Diciamolo subito: in questo progetto di 11 tracce tutti e 5 i “kids” sono protagonisti. Come è stato comporre insieme ai ragazzi? Hai comunque mantenuto una “regia”, una sorta di supervisione data dalla tua forte esperienza, o c’è stata pieno unione di sforzi e intenti?
Il mio rapporto con gli allievi e con i giovani colleghi è per mia natura paritario forse perchè ho iniziato a suonare nel 1978 appena quindicenne buttato nell’arena degli adulti, alcuni dei quali mi hanno coccolato e accudito nella crescita professionale mentre altri approfittavano del “garzone di bottega” per sentirsi importanti comportandosi talvolta miseramente. Esperienze di vita che augurerei a tutti i giovani ma che purtroppo non faranno per ovvi motivi di cambiamento epocale riguardo la vita: spazi inadeguati, saturazione di proposte-offerte, economia stravolta per la quale l’intrattenimento, la cultura e l’arte in generale sono messe in panchina. Io suonavo tutti i giorni nel bello e cattivo tempo ed è così che ho imparato a sopravvivere. In maturità quindi cerco di non passare per vecchia e patetica mummia che pretende di insegnare la vita ai giovani e men che meno come il “professorino” che suona da quarant’anni e che si sente in dovere di impartire lezioni. Ciò che è la mia esperienza la condivido, ciò che devo criticare lo critico, ciò
che non conosco lo imparo da loro e così la convivenza artistica e umana viaggiano serene indipendentemente dall’età anagrafica di ognuno di noi.
Le composizioni sono assolutamente indipendenti da un supporto mio o del gruppo; ognuno ha proposto i propri brani e abbiamo scelto quelli che avessero un’intento musicale e un mood emotivo comune al progetto discografico. Il disco parte da un’idea di Mario Caccia che mi propose in veste di talent scout conclamato ulteriormente contattando Giuseppe Vitale come punto di partenza per un progetto con dei giovani.

Il momento non è favorevole alla musica dal vivo, ma vogliamo chiudere questa chiacchierata chiedendoti se e quando potremo apprezzare il lavoro su di un palco.
Dipende da Mario Caccia in quanto promoter e producer del disco e del gruppo. Sorvolando su inutili “sviolinate” alle quali, da vecchio orso cinico quale sono, non credo minimamente, confidiamo tutti e sei (We Kids Sextet con Mario!) che se ci saranno le occasioni le coglieremo al volo, nel frattempo ognuno di noi si impegna per la propria attività e la propria crescita personale districandosi in un mondo complicato ma pur sempre ricco di sorprese.

Ascolta i We Kids su Spotify

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