INTERVISTA | Yulia Yurchak: la pianista di Odessa è in tour in Italia

Approda in Italia il tour di Yulia Yurchak, pianista, organista, compositrice e musicologa di Odessa, che viene in Italia per raccontarci che l’Ucraina è anche fatta di grande musica e di artisti. L’abbiamo intervistata ed ecco cosa ci ha raccontato

Il tour di Yulia Yurchak è organizzato dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea in collaborazione con l’Associazione Culturale Anfossi di Genova: un viaggio fra le note della grande musica ucraina che è partito da Genova l’11 marzo in duo con Damiano Baroni al violino per approdare a Roma il 14 marzo (Sala Accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra, ore 21.00) questa volta con Gloria Santarelli al violino; e poi a Torino il 15 marzo (Auditorium dell’Oratorio San Filippo Neri, ore 20,45). Infine a Milano (Sala Testori, Teatro Parenti, ore 18,30) il 17 marzo  dove aprirà “I Boreali – Nordic Festival”. In mezzo una tappa straordinaria al Principato di Monaco il 12 marzo (Chiesa di Santa Devota) in collaborazione con il COM.IT.ES del Principato di Monaco e con il patrocinio dell’Ambasciata italiana nel Principato di Monaco.

Un viaggio rocambolesco per portare la musica ucraina in Italia: questa domanda è per l’organizzazione di questo tour, ce ne spiegate le ragioni?

Risponde Roberta Miacòla a nome dell’Associazione Pasquale Anfossi. Un viaggio rocambolesco: assolutamente. Perchè questa artista è stata scelta espressamente dalla Commissione e dall’Associazione Pasquale Anfossi per proporre questo concerto profondamente simbolico proprio per la storia di Yulia. Di una musicista che, malgrado le bombe, ha scelto di continuare a vivere ad Odessa, nella sua terra. Una musicista a tutto campo che, oltre ad essere pianista, organista è compositrice e musicologa. E ha fondato ad Odessa un’associazione del tutto simile all’Associazione Anfossi, la Spirit of Music. Entrambe promuovono la grande musica, dalla classica alla contemporanea. Nel caso particolare, questo concerto vuole proporre un repertorio sicuramente non noto al pubblico italiano ma anche europeo, quello della grande e ricchissima scuola ucraina. Il primo concerto sarà a Genova perché Genova è gemellata con Odessa.

Ciao Yulia Yurchak e benvenuta. Ci racconti il tuo viaggio?

Sono stati due giorni di viaggio di cui 15 ore in bus attraverso la Moldavia fino a Bucarest. Sono zone praticabili certo, ma non esenti da pericoli. Poi da Bucarest fino a Malpensa e da lì in auto fino a Genova.

La pianista Yulia Yurchak
La pianista Yulia Yurchak

Che ci dici del programma del tuo concerto?

Ho cercato di costruire un programma il più possibile prezioso e originale: un viaggio musicale attraverso differenti epoche dall’epoca classica ai nostri giorni. Innanzi tutto i programmi variano da concerto a concerto e sono un affascinante viaggio sulla musica ucraina, partendo dai brani classici, più famosi e più conosciuti del XVII secolo di Dmytro Bortniansky (1751- 1825), chiamato il “Mozart ucraino”, per poi passare attraverso la musica romantica di Yuri Schurovskiy (1927-1996), brani vocali di compositori ucraini ed europei fino alla musica più recente di compositori dell’est e del sud dell’Ucraina: Alemdar Karamanov (1934-2007) della Crimea e Mikhaylo Shukh (1952) di Lugansk. Il ciclo per pianoforte di Shukh “Odesa Sketches” (2015) è formato da una serie di “schizzi” in musica che evocano particolari aspetti pittoreschi della città di Odessa, chiamata la “perla sul mare”, in prima esecuzione in Europa.

Qual è secondo Yulia Yurchak il periodo storico della musica ucraina che ha regalato i maggiori capolavori ai posteri e perché?

Ogni epoca ha i suoi geni e i suoi capolavori: non è veramente possibile definire un’epoca più significativa rispetto ad un’altra. Ho provato a scegliere i principali compositori di epoche diverse. Ho scelto per esempio Bortnyansky dal periodo classico, dal romantico Lysenko. Per il 20 ° secolo ho scelto Skorik, e per i moderni Shukh e Karamanov.

Odessa centro di cultura e di musica: un centro molto vitale ci raccontano. Come era prima della guerra e che cosa state riuscendo a fare comunque

Abbiamo avuto festival davvero fantastici, come Odessa Classics, Jazz Festival; il nostro Teatro dell’Opera è uno dei più belli d’Europa e ha un vasto repertorio, la nostra scuola di violino è famosa nel mondo. Insomma abbiamo avuto una vita culturale molto vitale.

Hai qualche sogno in particolare per il futuro della vita musicale di Odessa?

Tanti, ma certo uno degli obiettivi che mi sono prefissata è quello di restaurare finalmente l’organo superiore nella nostra Cattedrale Cattolica e dedicare un’attenzione particolare alla cultura dell’organo ucraino e alle condizioni degli strumenti e delle chiese. Anche come musicologa sto facendo ricerche nel campo del balletto moderno, e ovviamente anche del balletto ucraino, e voglio pubblicare alcuni miei lavori in inglese offrire un focus anche a questa parte della nostra cultura.

Riportare la musica e la cultura al centro: quanto pensa Yulia Yurchak, fuori da ogni retorica, possa trasformare la realtà e contribuire ad un mondo più sereno?

La musica è un linguaggio universale: viene spesso definita come il collante dell’umanità, qualcosa che ci unisce tutti e permette di comunicare e veicolare messaggi superando barriere linguistiche e culturali.

Se per “linguaggio universale” intendiamo come qualcosa che è presente in tutte le culture, l’affermazione è vera in quanto una forma di espressione umana basata su produzioni sonore esiste in ogni civiltà. Anzi, non esistono culture senza musica. Ma la musica può essere una lingua comprensibile a tutti? Questo è un argomento più complesso ma una cosa è emblematica: le persone che suonano insieme, soprattutto nei gruppi più affiatati, respirano insieme, sono in grado di regolare i battiti cardiaci, i movimenti in base a scelte condivise, quasi fossero un unico corpo.

Con la musica non si trasmettono solo melodie, armonie o ritmi, ma idee e messaggi. Ed è per questo che ha anche uno straordinario potere unificante: unisce amici, innamorati oppure persone distanti e di lingue diverse in nome degli stessi ideali o emozioni che quel brano evoca. Può aiutare a trasformare la realtà? Lo ha sempre fatto e continuerà a farlo. Pensiamo alla vittoria di Van Cliburn al primo Concorso internazionale Čajkovskij (inaugurato a Mosca nel 1958) – la cui giuria era tra gli altri composta anche da giganti della tastiera quali Svjatoslav Richter ed Ėmil’ Gilel’s – e averlo vinto, divenendo una sorta di simbolo eroico agli occhi del blocco occidentale, soprattutto per i connazionali, nel contesto del continuo confronto USA-URSS svoltosi durante la Guerra fredda. Pensiamo alle sue parole: «Apprezzo più di quanto possiate immaginare che voi mi celebriate, ma la cosa che mi commuove di più è che voi stiate rendendo onore alla musica. Perché io non sono altro che uno tra i molti; un mero testimone e un messaggero. Perché credo così tanto nella bellezza, nella costruzione, nell’architettura invisibile, nell’importanza per tutte le generazioni e per i giovani che verranno che essa possa aiutare le loro menti, sviluppare le loro predisposizioni e dar loro valori».